Azione: Acqualatina, la gestione del servizio né pubblico e né privato ma opaco

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La vicenda relativa alla cessione delle quote del socio privato di Acqualatina ripropone
il tema dell’acqua pubblica. Concetto giusto, ad oggi metafisico, prestato alla politica
che sventola bandierine poi subito riposte quando si tratta di affrontare temi reali.

L’interesse di Italgas per Acqualatina riaccende gli animi, l’iter in tal senso è ancora in
corso e invece, i tanti disservizi di questi giorni e le percentuali di spreco dell’acqua
(pubblica) prima che giunga ai nostri rubinetti sono di attualità e dopo 21 anni di
gestione da parte di Acqualatina non può che interrogarci. La nostra provincia
conferma il primato di avere le tariffe tra le più alte d’Italia anche se, in linea teorica,
il sistema a tariffa dovrebbe prevedere pagamenti commisurati alla
controprestazione ricevuta. A Latina e provincia sappiamo che non ha mai
funzionato così e temiamo che anche sui rifiuti raggiungeremo presto questo
primato. I partiti di solito non sono interessati agli interessi pubblici di lungo periodo
perché i cittadini votano mediamente ogni sei/otto mesi e quindi si confida sulla loro
scarsa memoria. Azione vuole tentare di rovesciare questa logica politica, che tanti
danni ha provocato e continua a provocare nella nostra provincia.
La convenzione di gestione tra ATO 4 e Acqualatina Spa scadrà il 2 agosto 2032. Ci
chiediamo se tra nove anni questo modello di gestione possa essere ritenuto
soddisfacente o meno. La nostra risposta è no e la nostra non è una risposta
ideologica. La Conferenza dell’A.T.O. 4 LT scelse a suo tempo, come forma di gestione,
la costituzione di una S.p.A. a prevalente capitale pubblico (51% detenuto dai comuni
dell’ATO) con un socio privato di minoranza (49%) selezionato con gara europea. In
realtà, il 19 dicembre 2008 parte dei soci pubblici ed esattamente il Comune di
Sperlonga, il Comune di Sonnino, il Comune di Cisterna di Latina, il Comune di Lenola,
il Comune di Minturno, il Comune di Terracina, il Comune di Fondi, il Comune di Santi
Cosma e Damiano, il Comune di Sabaudia ed il Comune di Latina sottoscrissero un
contratto di pegno di azioni, quelle detenute per il “controllo” della società pubblica
Acqualatina, a fronte del finanziamento da parte della DEPFA Bank di 105 milioni di
euro ad Acqualatina. Tutti questi comuni hanno girato in garanzia le loro azioni a
favore dei “creditori garantiti” e, in cambio, hanno accettato la clausola di non poter
mai votare un “evento rilevante” per il finanziatore o comunque tale da creare
pregiudizio al pegno o alla banca finanziatrice.

L’evento rilevante è considerato tale dal soggetto finanziatore quando, a suo giudizio,
possa recargli pregiudizio finanziario, ad esempio è stato considerato tale l’esercizio
del diritto di voto da parte dei Sindaci contrario all’aumento delle tariffe. In buona
sostanza, tutti i comuni che hanno costituito il pegno sulle proprie azioni, hanno
abdicato al pieno potere di controllo pubblico sulla società Acqualatina poiché in caso
di voto pregiudizievole per il finanziatore, questo può surrogarsi nel diritto di voto e
presentarsi in assemblea al posto dei comuni finanziati. Alla DEPFA Bank è oggi
subentrata la FMS WERTMANAGEMENT che sostanzialmente controlla il 24,82904%
del capitale sociale nel caso in cui i comuni finanziati votino “male” determinando
“eventi rilevanti” e pregiudizievoli per il finanziatore. Questo vuol dire che i comuni
che possono esercitare liberamente il loro potere di controllo pubblico rappresentano
solo il 26,17096% del capitale sociale e non il 51% del capitale sociale come appare
formalmente.
Pertanto, Acqualatina per obblighi finanziari e societari deve generare profitto e utile
orientato a garantire innanzi tutto il socio finanziatore e il socio privato. Il costo del
finanziamento deve rientrare negli equilibri economico finanziari di Acqualatina e
quindi grava sulla tariffa applicata all’utente finale. Questo modello di governance
ad Azione non piace e lavoreremo da subito per far sì che questo modello scompaia
per sempre.
È un sistema di gestione della cosa pubblica né pubblico, né privato: è semplicemente
opaco. Questo ci porta al contingente: come può questo modello di governance
garantire l’effettivo controllo da parte dell’ATO 4 dei livelli dei servizi,
dell’adeguatezza e congruità (anche in termini di costi) degli investimenti e, men che
meno, una ragionevole applicazione delle tariffe. Come può garantire quell’idea di
fondo che il sistema a tariffa (come nei rifiuti) dovrebbe far pagare meno i cittadini.
In realtà le classi dirigenti di questo Paese, e della nostra Provincia in particolare,
hanno scaricato il costo delle loro inefficienze e del clientelismo sulle tasche dei
cittadini, avendo l’accortezza di non dirglielo. Noi lo diciamo ad alta voce. Questo
sistema non ci piace e Azione proseguirà in un lavoro dettagliato e determinato per
cambiarlo avendo sempre ben chiaro l’obiettivo di una gestione pubblica.

Provincia di Latina in Azione


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