Una recente sentenza del Giudice di Pace di Gaeta (la n. 869 del 9 dicembre 2022) fa chiarezza sulla consolidata (e arrogante) abitudine dei comuni di mettere a pagamento tutti gli stalli di sosta su suolo pubblico. Il motivo per cui lo fanno è evidentemente quello di fare cassa, sia da parte dei già vessati residenti attraverso gli abbonamenti, sia da parte dei visitatori, costretti a pagare dazio anche per qualche ora di sosta.
Il fatto è avvenuto a Gaeta, in piazza Trieste, dove è stata elevata una contravvenzione di 63 euro ad un automobilista, reo di non aver pagato la sosta nelle strisce blu. Il sanzionato ha proposto ricorso al Giudice di Pace, che ha accolto il ricorso ed ha così sentenziato:
“La Pubblica Amministrazione resistente non ha provato che nella zona di Piazza Trieste o nelle immediate vicinanze esistono spazi liberi per il parcheggio, così come stabilito dalla sentenza della Cassazione a SS.UU. n. 116/07, per cui sono nulli tutti i verbali di contestazione per sosta vietata in un’area di parcheggio a pagamento se nella zona la P.A. non ha previsto anche un’area di parcheggio libera.”
La vicenda, anche per l’entità della multa, sembra apparire un fatto minore. Tuttavia denota un modo di fare arrogante che, se mutuato anche in altri settori della pubblica amministrazione, rischia di complicare la vita del cittadino. L’ingiustamente multato ha dovuto infatti rivolgersi ad un tribunale per vedere accolte le sue ragioni, cosa che la stragrande maggioranza delle persone, per 63 euro, non farebbe. Ed è proprio su questo che confida la pubblica amministrazione per incassare.
Cosa c’entra il giudice a Berlino?
L’espressione è stata mutuata da un’opera di Bertold Brecht, nella quale si narra la storia di un mugnaio che si era contrapposto all’Imperatore di Prussia per non subire l’abbattimento del suo mulino, che danneggiava il panorama visibile dal castello. Si trattava chiaramente di un abuso di potere e, pur di averla vinta, l’Imperatore non aveva esitato a dispiegare tutta la sua potenza con i giudici e gli avvocati. Con grande tenacia però il mugnaio continuò a difendere il suo mulino, fino a quando trovò a Berlino un giudice onesto, che lo aiutò a vincere la causa.
Ecco, di giudici coscienziosi oggi ce ne sarebbe un gran bisogno. Tuttavia rivolgersi alla giustizia dovrebbe rappresentare l’ultima chance per veder riconosciuti i propri diritti. Questi dovrebbero costantemente essere al centro di un’amministrazione onesta e trasparente. Ma la strada, almeno nelle nostre zone, è ancora lunga da percorrere.
Associazione “Comunità Lazio Meridionale e Isole Pontine”
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