I grandi oli nascono in campo, diventano unici in frantoio. È questo in estrema sintesi il messaggio lanciato dall’Aula Consiliare del Comune di Itri dai relatori al convegno “Le buone prassi per l’olio extravergine di oliva da Cultivar Itrana”, al quale hanno partecipato, tra gli oltre cento operatori del mondo olivicolo pontino, anche due dei principali frantoiani di Cori, Luigi Appetito ed Emilio Sbandi. L’evento, organizzato dalla Provincia di Latina, è stato realizzato in collaborazione con il Capol (Centro Assaggiatori produzioni olivicole di Latina) e con la partecipazione dell’Aspol (Associazione provinciale produttori olivicoli Latina), dell’Istituto Tecnico Superiore Biocampus e della Lilt sezione di Latina.
“I risultati di oltre 1.800 analisi organolettiche e chimiche acquisite nel corso delle nove edizioni del Concorso Provinciale l’Olio delle Colline – spiega il presidente del Capol Luigi Centauri – confermano che il processo di trasformazione incide per circa il 60% sulla qualità finale del prodotto. Sulla spinta di questi incontri tecnici è auspicabile che venga posta una sempre maggiore attenzione al miglioramento della tecnologia impiegata per l’estrazione dell’olio, con riferimento ad ogni singola varietà e, nel caso specifico, alla cultivar itrana. Per tali motivi abbiamo voluto portare l’attenzione su questo tema”.
Nel workshop – che ha annoverato contributi autorevoli, come quelli del Prof. Maurizio Servili, Docente Ordinario di Scienze e Tecnologie Alimentari e Ambientali all’Università di Perugia e del Dott. Giulio Scatolini, capo panel Unaprol e Capol – è stato sottolineato il ruolo determinante assunto oggi dal frantoio e dagli operatori per la produzione e l’ottenimento di un olio di qualità. In particolare si è tenuto un focus su quelle che sono le variabili tecniche che influiscono sulla qualità. Tra i tanti punti toccati, di particolare rilievo la materia riguardante la temperatura in gramolazione.
Presenti anche i rappresentanti delle Aziende produttrici di impianti di trasformazione delle Società Alfa Laval, Amenduni, Soc. Barracane e Pieralisi. Questi hanno evidenziato come non esista la “macchina perfetta”, il frantoio migliore in termini assoluti. Ogni varietà ha le sue peculiarità che vanno comprese e assecondate, un lavoro non facile, visto il numero impressionante di cultivar in produzione, ma i produttori di impianti oleari sembrano interessati a capire quello che accade nei territori. Accanto al convegno è stato organizzato un banco di degustazione in cui l’olio locale ha incontrato la produzione tipica del nostro territorio. Un momento curato dagli allievi dell’ITS Biocampus, scuola di specializzazione post diploma che forma i nuovi professionisti dell’agroalimentare.
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