Emergenza in provincia, il Comitato NoBiogas Latina chiede una conferenza dei Sindaci

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Logo NO BIOGAS LatinaQuello che sta accadendo nei Comuni di Aprilia, Pontinia, Sermoneta, Sabaudia, Maenza, Cisterna e Latina è un segnale importante e che deve far riflettere. Decine i progetti di impianti a Biogas e Biomasse, già in fase avanzata, che vanno ad insediarsi in contesti rurali ed urbani. Serve trovare una soluzione reale al problema e per questo il Comitato NO BIOGAS Latina pensa ad una conferenza dei Sindaci della provincia. I Sindaci, nel loro ruolo di prima Autorità Sanitaria Locale, hanno il dovere di tutelare la salute della cittadinanza ed in virtù del “principio di precauzione” intervenire per evitare ogni possibile danno per la salute e per l’ambiente. I Sindaci per legge hanno il dovere di disporre un Regolamento d’Igiene del Comune (art. 216 e 217 del R.D. 27 luglio 1934 n. 1265) e la possibilità, e la responsabilità, di rivedere e aggiornare il Regolamento di Igiene e Sanità pubblica per disciplinare la distanza delle industrie insalubri dalle abitazioni e dai centri abitati. Proprio l’adozione di un Regolamento di Igiene e Sanità fortemente restrittivo verso le centrali a biomasse è stato uno degli elementi determinanti per il diniego alla centrale di Fara Sabina ed è già stato adottato da molti altri comuni del Lazio. In virtù di quanto appena esposto, bisogna convocare subito una conferenza dei Sindaci e riaffermare il ruolo dei Comuni nella programmazione locale. I sindaci Di Giorgi di Latina, Tombolillo di Pontinia e Sperduti di Maenza potrebbero, viste le azioni già intraprese a tutela dei loro territori, farsi promotori ed illustrare ai loro colleghi le problematiche emerse; se proprio questi impianti sono utili ed indispensabili come cita la norma, bisogna subito individuare quali siano le zone idonee e quelle non idonee alla presenza di tali centrali. Questi impianti devono essere localizzati nel territorio nell’assoluto rispetto di tutta la normativa in materia ambientale, sanitaria, paesaggistica, urbanistica. «Noi, semplici cittadini, vogliamo evitare categoricamente che questi impianti possano pregiudicare l’incolumità della popolazione, esponendola a gravi rischi per la salute e quindi abbassandone notevolmente la qualità della vita. Deve essere subito arginato lo sfruttamento incontrollato del territorio che avvantaggi quei pochi che perseguono meri interessi economici anteponendoli al bene collettivo». In ogni Comune deve essere istituito al più presto un regolamento che pone dei vincoli di tipo ambientale e di tutela delle coltivazioni, e che preveda anche l’impossibilità a rilasciare permessi a costruire a non meno di 5 km da scuole e centri abitati, come già è fatto in altri comuni italiani, questo perché, finché ci saranno i contributi economici, di progetti n’arriveranno sempre più e la Provincia di Latina rischia di fare la fine di quella di Cremona dove ormai si contano circa 160 impianti. «Le nostre sono richieste legittime per salvaguardare la nostra salute e quella dei figli: Un diritto costituzionalmente garantito che non deve in alcun modo essere intaccato da speculazioni ed interessi privati di falsi imprenditori agricoli».


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