Formia: Paola Villa. “Ora basta” Dice dal suo profilo Facebook. “È ormai da qualche tempo che parlare di criminalità organizzata in questo bistrattato sud pontino, non è più possibile ed è quasi reato di lesa maestà”.

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È ormai da qualche tempo che parlare di criminalità organizzata in questo bistrattato sud pontino, non è più possibile ed è quasi reato di lesa maestà.

Eh sì, perché se citi fatti, riportando ordinanze e inchieste della magistratura e delle forze dell’ordine, piovono giù minacce di querele, insulti e sbeffeggiamenti, da parte di tutti, criminali, indagati e cosa più grave anche loro avvocati. Questi ultimi dovrebbero limitarsi a svolgere il proprio lavoro in silenzio, in religioso silenzio.

Ovviamente, ogni insulto resta a definire chi lo fa, ma una cosa deve essere chiara e senza ombre: il presidente di un consiglio comunale, per opportunità e rispetto delle istituzioni NON dovrebbe difendere chi è chiamato a rispondere di associazione a delinquere o chi appartiene a rinomate famiglie di camorra, come i Bardellino o chi è all’interno di inchieste che riguardano clan e associazioni a delinquere che danneggiano il territorio, la sua economia e la stessa amministrazione che si rappresenta. Ancora più grave è esaltare sui social per le cause vinte sbeffeggiando chiunque. Su questo forse il Prefetto di Latina dovrebbe intervenire, dire qualcosa anzi più di qualcosa!

Il presidente del consiglio dovrebbe fare scelte opportune e ovviamente in questo territorio non glielo dice a gran voce nessuno o meglio nessuno “osa” parlare.

Ora, e non è la prima volta, si ci mette pure il nipote del capoclan Antonio Bardellino, Angelo Bardellino.

Che scriva contro di me poco male, ma che addirittura lui si paragoni agli ebrei dei campi di concentramento e dica che io sono per riaprire i campi di concentramento, penso che siamo arrivati all’assurdo, anzi abbiamo oltrepassato il ridicolo.

Il problema non è né politico né giuridico, qui nel sud Pontino esiste una vera emergenza culturale e sociale.

Praticamente argomenti come la criminalità organizzata devono essere tabù, fa niente se su questo territorio arrivano fiumi di droga, se accendono auto come se fossero sigarette, se si aprono e chiudono attività commerciali nel giro di pochi mesi, questo non è argomento da trattare!

Non a caso Angelo Bardellino mi definisce prima giustizialista, poi frustata e infine razzista.

Addirittura, si arriva a ribaltare i piani della realtà giungendo ad affermare una mia mancanza di sensibilità e un mio accanimento personale verso la famiglia Bardellino, come se fossero delle povere vittime di un “falso storico”, quando invece la loro storia dice ben altro. E nessuno dei membri di famiglia ha mai voluto prendere le distanze, rinnegare e fare ammenda con il proprio passato, perché in contiguità con il presente.

Ognuno è libero di pensarla come vuole.

Ma mi preme rispondere ad una domanda che pone Angelo Bardellino nel suo post “cosa si vuole insegnare ai giovani?”

Innanzitutto, a non voltarsi dall’altra parte, poi a non fare finta di niente, a non nascondere la polvere sotto il tappeto. Ma soprattutto i giovani non devono ignorare il mondo che li circonda senza aver timore di parlare, di andare ad una festa, pretendere di vivere in un posto sano e sereno.

La storia è chiara, i fatti e la realtà riportati nelle carte: la famiglia Bardellino è scappata da San Cipriano d’Aversa, durante una sanguinaria guerra di camorra, venuti a Formia hanno costruito case, aperto attività, investito nella più grande discoteca d’Europa, il Seven up, con quali soldi? E le inchieste come Formia connection e operazione Golfo, sono tutte favole inventate? E le decine di pagine di ordinanze sulle quali c’è il loro nome, o i rapporti semestrali della DIA sono tutte fake news?

No! Quale sarebbe l’accanimento? Esistono sentenze date dai giudici? Sì. Esistono dichiarazioni di pentiti. Sì. Tutto sta lì a descrivere un mondo, il nostro mondo nel quale ognuno di noi si muove e non sono solo “affari privati di famiglia”.

Ora veramente basta!

Basta offendere, intimidire e deridere.

Questa area grigia rappresentata da avvocati, commercialisti e prestanomi ha veramente stufato e tutto questo silenzio da parte delle associazioni di categoria e della società civile deve interrompersi, ne vale la qualità della vita di tutti noi, soprattutto di quei giovani che Bardellino nomina invano.

Il resto, gli insulti, restano fuffa solo e soltanto fuffa!


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