1. Lettera dal Sindaco di Gracanica, comune gemellato. Nel 1994 venne il sindaco, ci impegnammo a collaborare per la costruzione di un impianto sportivo. Fu una delle realtà più colpite dalla guerra civile in Bosnia. Nei Balcani si sono verificate di recente delle inondazioni, colpite centinaia di abitazioni.
Si è concordato un danno di 36 miloini di euro che per la realtà come la Bosnia è enorme. Loro chiedono un po’ di tutto: cibo per bambini e adulti, perché hanno famiglie in condizioni di estrema difficoltà, aiuti economici per le strade, materiali da costruzioni, ecc. Vorrei invitare chi ci ascolta. Vedremo se aprire un conto corrente. Chi vuole può donare oggetti, materiali, cibi non deteribili e trasportabili. Facciamo partire una raccolta che invieremo alla città di Gracanica. Il Consiglio Comunale dia anche mandato alla giunta di provvedere ad aiuti economici. Credo che ci sia il dovere di aiutarsi tra i comuni gemellati. Se volessero fare un ordine del giorno per dare mandato alla giunta di provvedere.
2. Variazione di bilancio.
Relazione Eleonora Zangrillo: mero errore materiale. Nel capitolo adatto in bilancio non sono state conferite delle risorse per il settore turismo. Campionato Italiano di Vela, i due interventi di Turismo Scolastico che si svolgono in questi giorni. Ieri 65 tra presidi e professori di educazione fisica per portare a Formia 1500 ragazzi nel corso dell’anno. Il 4 e 5 analoga operazione sarà fatta a Gianola. Favorevole maggioranza. Astenuta opposizione.
3. Spertini: stato di attuazione del programma e accertamento permanenza equilibri di bilancio. Risorse eccedenti in alcune previsioni per dirottarle dove servono per salvaguardare gli equilibri di bilancio. La manovra complessiva riguarda un valore minimale rispetto ai 40 milioni del bilancio, 128 mila euro di minori entrate e 128 mila euro di minori uscite. La riduzione delle entrate: valore complessivo di 750 mila euro. Sono, a parte 90 mila euro che sono minori entrate per la scuola, la sostanza è dovuta a riduzione fondo solidarietà comunale per circa 550 mila euro e ad altri contributi reigonali per altri 100 mila euro. Insomma: 650 mila euro di riduzione di finanziamenti da Stato e Regioni. Ci sono però aumenti di entrata per 630 mila euro: trasporti regionali 220 mila euro, aumento contributo Imu e aumento entrate previste per la quota Imu sulla tassazione 2014 pari a 250 mila euro.
Aumenti di spesa nei vari capitoli di bilancio: aumento costi di trasporto urbano (220 mila euro) e un aumento dei costi relativamente ad amministrazione e controllo (notifiche verbali, rimborsi spese giudizio e un servizio cani randagi). Si provvederà con ulteriori riduzioni di spesa per pareggiare i 128 mila euro di riduzione generale.
Tutte queste cifre sono contenute nella delibera che andate a votare.
Valerio: si sono ridotti i buoni pasti per gli utenti dei Servizi Sociali.
Votazione: favorevole la maggioranza, astenuta l’opposizione
4. Orari di esercizio attività gioco lecito e REGOLAMENTO SALE SLOT insieme
RELAZIONE PATRIZIA MENANNO
CONSIGLIO COMUNALE DEL 29 SETTEMBRE 2014
Relazione regolamento sale da gioco
Giunge, finalmente, oggi all’attenzione dei Consiglieri e delle Consigliere di maggioranza e di opposizione, il tanto atteso Regolamento per la disciplina delle sale da gioco e dei giochi leciti, dopo i numerosi ma indispensabili passaggi procedurali. Il Regolamento, previsto nel programma elettorale della nostra coalizione e che oggi siete chiamati a votare nella sua veste definitiva, è un atto che può dirsi, senza tema di smentita, “collegiale” e “partecipato”. Esso è stato pubblicato preventivamente, infatti, e inoltrato anche alla stampa affinché se ne desse massima divulgazione e qualunque cittadino, associazione o forza politica potesse fornire il proprio contributo, cosa che in effetti è avvenuta. I suggerimenti, le proposte e gli emendamenti pervenuti sono stati valutati analiticamente dalle commissioni congiunte Affari Generali e Attività Produttive e il testo finale risulta così arricchito con i contributi esterni.
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Nel nostro Paese, il gioco d’azzardo ha assunto dimensioni rilevanti, come si evince dalle statistiche dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (AAMS) giungendo a valere oltre 70 miliardi di euro e continua a subire una forte spinta commerciale. Nel periodo di recessione che stiamo vivendo, la spesa del gioco d’azzardo è aumentata, da un lato perché gli esercenti si vanno rifugiando sempre più nella effimera sicurezza costituita dalle rendite derivanti da videopoker e slot machine e dall’altro perché, paradossalmente, più le persone sono a rischio povertà, più è facile che tentino la fortuna al gioco, adottando condotte che però possono sfociare in una dipendenza comportamentale (gioco d’azzardo patologico), soprattutto nei soggetti con un’alta fragilità e vulnerabilità.
Il gioco d’azzardo, di per sé, è fonte di legittimo piacere e, quindi, non può essere vietato o proibito tout court, anche perché radicato nella cultura popolare e nelle società ma, essendo stata la “ludopatia” riconosciuta come malattia sociale ed essendo stata inserita nei livelli essenziali di assistenza (LEA – per la prevenzione, cura e riabilitazione) il problema del gioco è diventato, innanzitutto, un problema di salute. Necessariamente, allora, nel momento in cui vi sono effetti negativi documentati sulla salute delle persone, occorre introdurre forme di regolamentazione e di tutela della stessa e, più in senso lato, dell’integrità sociale più rigorose, anche alla luce della forte evoluzione che questi giochi stanno avendo sulla rete internet dove diventa estremamente difficile esercitare controlli e introdurre forme di prevenzione.
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Da un punto di vista medico-psichiatrico, il gioco d’azzardo può essere in una prima fase “problematico”, cioè precursore di quello patologico e da esso possono derivare comportamenti rischiosi da gioco che condizionano negativamente il benessere individuale, con difficoltà di relazioni familiari, economiche, sociali e professionali. Quello “patologico” vero e proprio è uno stadio più avanzato ed indica il disturbo progressivo caratterizzato dalla continua perdita di controllo in situazioni di gioco, dal pensiero fisso di giocare e reperire denaro per continuare a farlo, rappresentando una grave insidia per la salute pubblica in quanto crea problemi psico-sociali al soggetto ed alla sua cerchia familiare, che vanno dalla compromissione di rapporti interpersonali al divorzio, alla perdita di lavoro, è causa di rovesci finanziari a seguito dei quali il soggetto è costretto spesso a indebitarsi ricorrendo a prestiti usurari. Per potersi dedicare al gioco d’azzardo e alle scommesse, chi è affetto da ludopatia trascura lo studio o il lavoro e può arrivare a commettere furti o frodi. Va sottolineato, inoltre, che molto spesso il GAP è associato all’uso di sostanze stupefacenti, abuso alcolico, patologie psichiatriche con elevati tassi di depressione, ideazione suicidaria e tentativi di suicidio (i dati ufficiali ci dicono che un giocatore su sette pensa al suicidio). Inoltre, particolarmente colpiti sono i giovani, ma anche gli adulti e gli anziani non ne sono esenti.
Orbene, il Comune è l’Ente esponenziale della propria comunità locale ed ai sensi dell’art. 3 comma 2 del D. Lgs. 267/2000 “è l’Ente Locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo”. Il Comune può, quindi, adottare non solo provvedimenti a tutela della salute pubblica, ma anche più in generale del benessere individuale e collettivo della popolazione locale, rientrando nei compiti di un’Amministrazione, visto anche l’art. 118 della Costituzione, contribuire al contrasto dei fenomeni di patologia sociale connessi al gioco compulsivo. Inoltre, la moltiplicazione incontrollata delle possibilità di accesso al gioco a denaro, favorisce oltre che un serio rischio di diffusione dei fenomeni di dipendenza, anche il business del gioco d’azzardo. Secondo l’ultima relazione semestrale al Parlamento della DIA, infatti, “con crescente attenzione i clan, in particolare quelli del casertano, guardano al settore del gioco e delle scommesse, illecitamente gestito anche attraverso sofisticate tecnologie informatiche”.
Ancora, nella relazione della Direzione Nazionale Antimafia sull’anno 2013, infatti, testualmente leggiamo: “Tutto il comparto del gioco è di altissimo interesse per la criminalità organizzata. Ovviamente nel gioco illegale – quale il totonero, il lotto o le scommesse clandestine – le associazioni mafiose hanno trovato storicamente una importante forma di sovvenzione; ma anche nel perimetro legale del gioco la criminalità organizzata sta acquisendo quote sostanziose di mercato: attraverso di esso infatti la criminalità mafiosa investe, acquisendo ed intestando a prestanome sale deputate al gioco, sia per percepire rapidamente guadagni consistenti (soprattutto se le regole vengono alterate per azzerare le già scarse possibilità di vincita dei giocatori o per abbattere l’entità dei prelievi erariali), sia per riciclare capitali illecitamente acquisiti.
Sovente poi l’apertura di una sala gioco da parte di soggetti contigui ad organizzazioni mafiose, è soltanto uno schermo per esercitare, accanto alle scommesse legali, l’analogo circuito delle scommesse clandestine. La propensione ad investire nel settore del gioco è determinata dagli elevatissimi e rapidi guadagni; dalla possibilità di riciclare ingenti somme provenienti da attività illecite; dalla penetrazione territoriale connessa alla gestione delle sale gioco, dei corner, degli apparecchi da intrattenimento; ed infine dai bassi rischi giudiziari previsti per le singole condotte criminose. Si può tranquillamente affermare che gli interessi in gioco sono tali che tutte le mafie tradizionali “investono” nel settore. (…) Le organizzazioni criminali operano in un circuito clandestino, parallelo a quello ufficiale, in cui vengono impiegati apparecchi del tutto sconosciuti al fisco perché scollegati dalla rete telematica; in cui operano siti on line per i quali il flusso di scommesse, gestito da personaggi contigui ai clan, viene indirizzato a server installati in paesi a fiscalità agevolata e gestiti da società sconosciute ai Monopoli; in cui ai giocatori vengono fornite false ricevute per il gioco del lotto o per le scommesse sportive in quanto il circuito su cui si gioca e si punta non è quello gestito dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli; in cui nelle sale Bingo si realizzano frodi informatiche che precludono ai giocatori ogni possibilità (già ardua) di vincita; in cui si truccano le partite o le corse per procurare, a pochi, vincite enormi. Ma la presenza mafiosa nel settore non deve essere intesa come una deriva limitata al gioco illegale, essa si estende infatti anche al perimetro delle attività legali. Ciò avviene quando i clan impongono a tutti i bar esistenti nel territorio da essi controllato, utilizzando il “tradizionale” strumento della forza dell’intimidazione, di “mettere” le new slot e di noleggiarle dalle ditte ad essi riconducibili; o quando investono i loro capitali acquisendo la gestione di sale giochi o bingo allo scopo di moltiplicare rapidamente l’investimento. Si tratta di attività formalmente legali, gestite però con metodi e capitali criminali. Non vi è dubbio che l’enorme incremento che ha avuto la diffusione del gioco negli ultimi 10 anni, in cui la raccolta ufficiale è quadruplicata passando da 20 ad 80 miliardi, ha fatto parallelamente crescere gli appetiti delle mafie, che hanno investito nei settori che più incontrano i gradimenti del pubblico (new slot e scommesse on line) ed hanno anche sviluppato adeguate professionalità specializzando, per così dire, alcuni affiliati nello specifico settore (come ad esempio ha fatto il clan dei casalesi con Mario Iovine). Alcune recenti indagini evidenziano poi un legame sempre più intenso ed avanzato delle organizzazioni criminali con l’imprenditoria del settore. (…) Alla luce di tali evidenze si deve dunque concludere che sono stati del tutto frustrati gli intendimenti del legislatore che, con le liberalizzazioni del 2003 e con i successivi provvedimenti legislativi, intendeva accrescere l’offerta di gioco per attirare e fidelizzare i giocatori al sistema del gioco legale e drenare così risorse alla criminalità. La diffusione del gioco è sì aumentata (con una serie di implicazioni sociali su cui non è compito di questo Ufficio soffermarsi) ma progressivamente, ed anzi esponenzialmente, è aumentata l’infiltrazione nel settore della criminalità mafiosa. La normativa più recente – oltre alle regole a tutela dei minori e a quelle in tema di pubblicità – ha tentato di introdurre alcuni presidi per contrastare tale infiltrazione, quali l’istituzione di un albo – che presuppone il rilascio della certificazione antimafia – per tutti gli operatori della filiera degli apparecchi da intrattenimento; la previsione di requisiti di trasparenza, legalità e correttezza imposti alle concessionarie; l’inibizione ad aprire punti di gioco per chi è colpito da misura di prevenzione o alle imprese oggetto di tentativi di infiltrazione mafiosa. Tuttavia le indagini che sono state portate a compimento dalle DDA, ed ancor più quelle ancora in corso, evidenziano la costante penetrazione criminale del settore, dovuta anche alla difficoltà di effettuare seri e sistematici controlli sulla galassia degli operatori a causa della scarsità di personale idoneo, e – più in generale – ad un radicato sistema di connivenze che investe ora. funzionari pubblici, ora appartenenti alle Forze dell’ordine e che di fatto agevola in modo consistente le organizzazioni criminali che operano nel settore.”
Fatta questa ampia ma debita premessa, vorrei illustrare la genesi e le peculiarità del Regolamento stesso.
Per addivenire alla sua prima stesura si è proceduto ad una mappatura delle sale gioco esistenti sul territorio e a richiedere dettagliate relazioni al SERT di Formia ed alla ASL di Latina.
Si è così stimato che a Formia il numero delle sale da gioco è pari a 16 e sono addirittura 132 gli esercizi commerciali in possesso di apparecchi da gioco. Un numero senz’altro sproporzionato rispetto al fabbisogno di una popolazione di poco più di 36.000 abitanti se si pensa che Bolzano, ad esempio, con circa 100.000 abitanti, prima dell’approvazione di analogo regolamento, registrava 250 esercizi, 25 esercizi cioè ogni mille abitanti mentre a Formia ogni mille abitanti ne troviamo 41!. Ma, calcolando una media e ammesso che vi sia la stessa densità pari a 3,5 macchinette per esercizio, risulta che a Formia c’è una macchinetta ogni 70 abitanti. Per rendersi conto della gravità del dato, basti pensare che a Rovereto ve ne è una ogni 140 e a Novi Ligure una ogni 100. A Manerbio, addirittura, che pare detenere il primato italiano, la media è di una ogni 90 abitanti. Dalla pervasività e dall’elevata concentrazione delle slot sul nostro territorio, che avalla la classifica Istat delle regioni italiane per concentrazione di casinò nel 2013 con il Lazio al quinto posto, si evincono i rischi di disgregazione sociale atteso che dove ci sono più slot, si gioca ma si perde anche di più, stando alle irrisorie probabilità di vincite, generando così maggiori costi sociali e sanitari.
Ma il dato ancor più inquietante è che dall’inizio del 2013 le comunicazioni di apertura (DIA) o di rinnovo sono state nel nostro Comune, all’incirca, una media di tre al mese.
Contestualmente, l’Amministrazione ha richiesto al Distretto 5 UOS SER.T. Formia e dell’ASL Latina Unità Operativa Complessa Salute Mentale Distretto 2, relazioni in ordine alle attività clinico-assistenziali svolte a beneficio dei soggetti residenti nel nostro comprensorio affetti da gioco d’azzardo patologico (GAP), pervenute rispettivamente il 23.04.2014 e il 26.04.2014 e dalle quali emergono dati allarmanti rispetto ai soggetti affetti da tale patologia. Statisticamente è emerso che l’83% dei soggetti nei quali si è andato strutturando un comportamento patologico compulsivo e di dipendenza è di sesso maschile, mentre il restante 17% è femminile.
Per quanto concerne il campione maschile oggetto dell’assistenza medico-sanitaria, il 76% è dedito al gioco abituale con slot machine, l’11% è dedito a scommesse sportive, il 7% all’acquisto di “gratta e vinci” ed il 6% ad altro, ovvero slot on line, scommesse on line, lotto istantaneo.
Per quanto concerne il campione femminile, il gioco d’azzardo prevalentemente praticato è il “gratta e vinci” nella misura del 58%, il 26% le slot machine, il restante 16% Bingo, Lotto e slot on line.
L’età anagrafica varia dai 23 ai 78 anni, con titoli di studio prevalentemente tra licenza media e diploma superiore. In riferimento all’attività lavorativa, ben oltre il 50% gode di un lavoro stabile, il restante è ugualmente ripartito fra disoccupati/inoccupati e pensionati; mentre in base allo stato civile, prevalgono i coniugati ed i separati rispetto a divorziati, celibi/nubili e vedovi. Circa il 75% degli assistiti, infatti, vive con partner e prole e gode per il 99% di una fissa dimora. Il gioco che crea più dipendenza è la slot machine.
Entrambi i Distretti sanitari rilevano una crescita esponenziale del fenomeno e la difficoltà di molti soggetti a rivolgersi alle strutture pubbliche spesso dipendente dall’incapacità di avere consapevolezza che trattasi di vero disturbo patologico. Gli operatori sottolineano come spesso a rivolgersi alle strutture per un aiuto concreto o un supporto psicologico siano i congiunti e non i diretti interessati dal GAP.
Non si è omesso di reperire notizie sulle autorizzazioni relative a sale gioco, sale VLT e sale scommesse, autorizzate ex art. 88 TULPS (di competenza diretta cioè della Questura) e nell’ultimo biennio la Questura di Latina ha autorizzato a Formia 3 licenze per sistemi di gioco VLT di cui una per subentro e 2 per raccolta scommesse.
Al contempo, si è analizzato dettagliatamente lo stato della legislazione e della giurisprudenza nazionale, sulla materia.
E’ un dato di fatto, purtroppo, che lo Stato trae vantaggi economici dall’incentivazione del gioco e l’ipocrisia anche degli ultimi interventi, mi riferisco ad esempio all’emendamento proposto al decreto c.d. Salva-Roma, poi ritirato, che decurtava i trasferimenti ai comuni che si fossero dotati di una regolamentazione anti-slot, è una conferma di quanto sia difficile rinunciare, per lo Stato, alle entrate derivanti dal gioco d’azzardo.
In ogni caso, dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 300 del 9.11.2011 molte Regioni hanno colto l’opportunità di legiferare in materia di tutela della salute e politiche sociali al fine di contrastare la ludopatia, adottando restrizioni alla possibilità dell’esercizio del gioco con vincite in denaro. Così, anche la Regione Lazio ha promulgato la legge n. 5/2013 per prevenire e ridurre il rischio del GAP (gioco d’azzardo patologico) ed il contrasto alla relativa dipendenza, disciplinando la collocazione delle sale da gioco a distanza di sicurezza dalle aeree sensibili (ma non dice a quale distanza), vietando la pubblicità e prevedendo sanzioni pecuniarie per le violazioni. Probabilmente si poteva osare di più, anche in virtù del fatto che altre Regioni quali la Toscana e la Liguria sono state maggiormente determinate, la Toscana ad esempio prevedendo le condizioni per l’apertura di nuove sale giochi (quelle di competenza comunale di cui all’art. 86 TULPS); regolando le distanze minime in 500 m da scuole, luoghi di culto, centri di aggregazione, ecc. lasciando ai Comuni di individuare altri luoghi sensibili per i quali vale il divieto di apertura e facendo valere gli stessi divieti anche in caso di installazione di apparecchi per il gioco in bar, circoli, negozi, pubblici esercizi in genere.
Sempre dopo la citata sentenza della Corte Costituzionale, i profili di ordine e sicurezza pubblica, connessi alla materia delle sale da gioco di competenza delle Questure, vengono nettamente separati da quelli legati al contrasto delle ludopatie, alla tutela del decoro urbano e dei minori, nonché alla gestione del territorio che fanno, invece, capo alle Amministrazioni locali che possono occuparsi direttamente della gestione delle conseguenze sociali dell’offerta dei giochi su fasce di consumatori psicologicamente più deboli, nonché dell’impatto sul territorio dell’afflusso degli utenti a detti giochi.
Un dato incoraggiante proviene da alcune recenti sentenze di TAR e dal Consiglio di Stato, che hanno sancito princìpi volti a considerare preminenti l’attenzione alla vigilanza sociale e legittimando i Comuni sia ad introdurre provvedimenti abilitativi anche per quegli esercizi che da sempre sfuggono alle loro competenze sia ad imporre limiti orari per l’accensione delle slot. Tanto è stato previsto anche nel presente regolamento, pertanto, nell’ipotesi di adozione del presente regolamento, anche i titolari delle licenze ex art. 88 del TULPS, cioè sottoposte alle sole autorizzazioni questorili, dovranno attenersi ai nuovi limiti e divieti introdotti.
Ancora: tre note del Ministero dell’Interno riconoscono il valore del Regolamenti degli Enti territoriali per quanto concerne il gioco d’azzardo. Infatti, rispondendo a chiarimenti richiesti dalle Questure di Milano e Lecco, il Ministero, estendendo la risposta a tutte le Questure d’Italia ha affermato che: a. in presenza di limitazioni poste da regolamentazioni territoriali, la soluzione interpretativa preferibile appare quella di ritenere validi i divieti e le limitazioni introdotte dalle normative locali, fermi restando i requisiti soggettivi richiesti dall’art. 88 del TULPS; b. l’eventuale rilascio del titolo di polizia non consente di superare i divieti e le limitazioni territoriali cui gli interessati devono attenersi e che di tali circostanze essi debbano essere informati anche attraverso un’esplicita avvertenza apposta in calce alla licenza.
Un ulteriore passaggio, infine, è stato fatto sottoponendo il regolamento al Collettivo nazionale Senza Slot, che effettua consulenza e assistenza a Regioni e Comuni che si accingono ad adottare regolamenti antislot, il quale ha fatto pervenire una mail con cui nel congratularsi per il testo, afferma che il punto che meritoriamente questo regolamento tocca è quello decisivo: non basta contrastare le nuove installazioni. “Spesso – prosegue la mail – le leggi e i regolamenti si concentrano sul cercare di impedire il proliferare di nuove installazioni, senza considerare che le nostre città sono già sature di locali e che puntando solo alle nuove installazioni spesso non si fa altro che favorire quelle attività già presenti sul territorio”.
Il nuovo Regolamento comunale consta dunque di n. 21 articoli. E’ diviso in quattro titoli: disposizioni generali, sale pubblico da gioco, gioco lecito nei locali aperti al pubblico, disposizioni finali.
I punti innovativi e rivoluzionari di questo regolamento, anche rispetto ad altri emanati da altri Enti locali sono senz’altro due. Il primo relativo alle distanze e all’individuazione dei punti sensibili: si prevede una distanza minima di 500 mt. includendo, tra i primi Comuni in Italia, tra i luoghi sensibili, le spiagge e gli stabilimenti balneari.
Il secondo punto cardine è, poi, senz’altro, quello relativo alle norme transitorie che regolano il passaggio tra il vecchio e il nuovo. La norma prevista dall’art. 19 stabilisce, infatti, che le sale da gioco e gli esercizi che già detengono apparecchi per il gioco, debbano conformarsi alle prescrizioni di esercizio entro il 31 marzo 2015. E’ evidente che senza quest’ultima norma non potrebbe realizzarsi in pieno quella tutela delle persone ritenute maggiormente vulnerabili (o per la giovane età o perché bisognose di cure di tipo sanitario o socio – assistenziale), giudicata legittima dalla Corte Costituzionale, nella citata sentenza n. 300 del 2011.
Mi preme, infine, sottolineare che il lavoro è stato svolto in équipe con i Dipartimenti Affari Generali e Attività Produttive e con il conforto dell’Avvocatura Comunale. A tutti coloro che hanno collaborato, consiglieri, funzionari e dirigenti va, pertanto, il mio personale ringraziamento ma un ringraziamento particolare va all’ex Assessora Clide Rak, per l’impegno profuso nella stesura, al Consigliere avv. Giuseppe Bortone, al Presidente del Consiglio dr. Maurizio Tallerini e al Sindaco dr. Sandro Bartolomeo che hanno impresso un’accelerazione alla redazione e alla sua discussione.
Si propone, pertanto, l’adozione del presente Regolamento perché il coraggio di schierarsi dalla parte delle vittime è una scelta istituzionale non scontata, visto che finora Parlamento e Governo sono stati fin troppo “timidi” e hanno, anzi, frenato tutti i disegni di legge di contrasto alla ludopatia. Non è possibile continuare a sostenere gli enormi costi sociali dell’azzardo patologico mentre la tassazione su alcuni tipi di scommesse online è addirittura più bassa di quella sul pane. Il gioco d’azzardo, specie nelle sue forme degenerative, è una forma di schiavitù per le persone, disintegra le famiglie e le comunità ed è terreno fertile per gli affari della criminalità organizzata: abbiamo oggi l’opportunità di farci promotori di questa battaglia di civiltà, come l’ha definita il Sindaco Bartolomeo, di mostrare la nostra vicinanza a cittadine e cittadini, usando tutte le armi della legalità, per impedire la diffusione del gioco d’azzardo a Formia.
RELAZIONE
Delibera indirizzo disciplina orari esercizio attività di gioco lecito sul territorio comunale
La lotta al gioco d’azzardo da parte dell’Amministrazione comunale prevede, immediatamente dopo l’approvazione del regolamento, l’emanazione di un’ordinanza a firma del Sindaco che disciplini gli orari di apertura e chiusura delle attività di gioco lecito che sia ulteriormente restringente rispetto all’orario di apertura ad oggi in vigore.
Infatti, in base all’art. 50 comma 7 del D. Lgs. 18.8.2000 n. 267, il Sindaco è competente a coordinare gli orari degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e dei servizi pubblici, sulla base degli indirizzi espressi dal Consiglio Comunale.
Alcune delle 16 case da gioco esistenti e delle 132 attività che ospitano macchinette mangia-soldi a Formia, rimangono aperte 24 ore su 24: da qui la necessità che le slot machine non funzionino nelle prime ore del mattino ma siano attive almeno dopo le dieci con chiusura mai oltre la mezzanotte. Ciò non comporta alcuna limitazione all’attività propria dell’esercizio commerciale o del pubblico esercizio, bensì solo un divieto all’utilizzo delle slot machine al di fuori dell’orario previsto. Gli stessi limiti saranno previsti anche per le sale da gioco che dovranno obbligatoriamente delimitare la loro attività all’interno degli orari previsti.
Rientra tra i compiti del comune contribuire, come già detto, per quanto possibile, al contrasto dei fenomeni di patologia sociale connessi al gioco d’azzardo compulsivo e, quindi, per problematiche attinenti alla salute pubblica dei cittadini, dal momento che la moltiplicazione incontrollata delle possibilità di gioco con vincite in denaro costituisce di per sé un obiettivo accrescimento sia del rischio di diffusione dei fenomeni di dipendenza, con le ben note conseguenze pregiudizievoli sia nella vita personale e familiare dei cittadini (anche di minore età) che a carico dei servizi sociali comunali (e quindi del bilancio comunale) chiamati ad intervenire per fronteggiare situazioni di disagio connesse alle ludopatie.
La giurisprudenza costituzionale consente alle leggi regionali di introdurre limiti all’attività delle sale giochi per tutelare i soggetti più fragili e purché questa tutela non si sovrapponga a quella attinente alla pubblica sicurezza. Se ne può dedurre che, nelle materie affidate alla legislazione regionale e alle cure amministrative degli enti locali, e più specificamente nell’ambito della disciplina urbanistica e della viabilità, possono essere individuati anche poteri di regolamentazione delle sale giochi con finalità di contenimento del “vizio del gioco”, da esercitarsi imponendo, ad esempio, ragionevoli distanze minime tra le sale giochi e i siti sensibili, una dotazione minima di parcheggi e anche di orari relativamente alle attività imprenditoriali collegate al gioco e alle scommesse, possibilità affermata anche dalla giurisprudenza comunitaria, che approva eventuali restrizioni a tutela dei consumatori nonché per la prevenzione delle frodi e dell’induzione dei cittadini a un eccesso di spesa.
L’emananda ordinanza sindacale darà potere alla Polizia Locale e alle forze dell’ordine di sanzionare eventuali irregolarità o quei gestori di esercizi commerciali sorpresi a tenere accese le slot machine anche oltre gli orari consentiti.
La presente delibera e la successiva ordinanza rispondono alla volontà dell’Amministrazione Bartolomeo di contrastare il gioco patologico e di tutelare la salute pubblica. Siamo solo all’inizio di un cammino difficile ed irto di ostacoli, visti gli enormi interessi economici in gioco, con uno Stato impegnato direttamente a far cassa, con una classe politica che ha evidenti interessi in questo abnorme settore economico, che da solo concorre al 7,8% del PIL nazionale e che muove circa 70 miliardi di euro all’anno, producendo però ricchezza quasi esclusivamente alle concessionarie del Gioco d’Azzardo.
Amato La Mura: chiede delucidazioni sulla distanza minima. Abbiamo macchinette qui in piazza Santa Teresa, a 150 metri dal liceo classico, a 800 dal Magistrale…
Bortone: la fascia oraria dalle 10 alle 24 è quella massima. Se come atto di indirizzo, si vorrà dare una fascia oraria più restrittiva, siamo favorevoli.
Maurizio Costa: è il mio ultimo consiglio comunale. Quello che abbiamo portato in Consiglio è molto restrittivo rispetto al problema delle ludopatie. Il Sindaco che è neuropsichiatria sa che la ludopatia è molto seria, inserita nel dsm, patologia coperta dal servizio sanitario. Se vogliamo crearci un alibi, mettere a posto la coscienza. Le somme che derivano da queste operazioni siano utilizzati per l’informazione su questo fenomeno.
Delle Donne: non credo che sia risolutivo. Se troviamo il modo come agevolare le attività. O si fa un provvedimento serio e si fa qualcosa di importante, altrimenti queste persone si sposteranno a giocare a due chilometri di distanza e il problema sociale non l’avremo risolto. Bisogna sensibilizzare gli esercenti.
Salvatore Forte: non vorrei essere bastian contrario. Penso che è un problema che non saremo noi capaci di risolverlo. Il gioco è la speranza di chi non ha.
Ernesto Schiano: abbiamo chiesto che la delegata ci esponesse i due punti perché c’è la consequenzialità. A molte domande che sono state fatte risponde la seconda proposta. Ci tengo a dire qualcosa: sugli incentivi ne abbiamo ragionato, perché chi oggi ci guadagna possa rinunciarvi. Abbiamo visto che, visti gli incassi, non saremmo mai riusciti a bilanciare. Da una parte c’è la salute, dall’altra il guadagno. E’ una dipendenza senza droga. Oggi non risolviamo i problemi dell’Italia che è diventato un Paese biscazziero. Non possiamo girarci dall’altra parte. Dobbiamo fare una scelta, l’abbiamo già fatta. E’ un piccolo deterrente? E’ sempre qualcosa.
Di Rocco: voglio formalizzare la nostra proposta di emendamento. Se possibile: proporre come orario dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 22. Se ci limitiamo a mettere paletti e orari è pochino. Abbiamo un finanziamento importante sospeso. Ricordo il finanziamento e se è possibile portarlo avanti, un finanziamento del distretto.
Sindaco: la proposta fatta da Valerio è più lineare. Quell’altra è più difficile da controllare.
Voto su proposta emendamento Valerio: modificare l’orario, si può giocare dalle ore 10 alle ore 20. Via libera. L’Udc ritira il suo emendamento.
Tutti favorevoli: sì alle macchinette dalle ore 10 alle 20.
REGOLAMENTO DISCIPLINA SALE DA GIOCO
Patrizia Menanno
E’ un atto collegiale e partecipato. Forte evoluzione del fenomeno. Lunga relazione sulla ludopatia: grave insidia per la salute pubblica. Il gap è spesso connesso ad uso di droghe ed alcol. Spesso arrivano a concepire il suicidio. La moltiplicazione controllata delle possibilità del gioco favorisce gli interessi della criminalità organizzata. Investe intestando a prestanome. Le regole vengono spesso alterate. Sovente, l’apertura di una sala da gioco è uno schermo per esercitare l’analogo circuito delle scommesse clandestine. Nelle sale bingo si verificano frodi informatiche che precludono qualsiasi possibilità di vincere. La presenza mafiosa si estende dunque anche al perimetro delle attività legali. Si tratta di attività formalmente legali gestite però con metodi e criteri criminali. Alcune indagini evidenziano legami anche con l’imprenditoria del settore. Del tutto frustrati gli intendimenti del legislatore che con le liberalizzazioni voleva regolarizzare le scommesse, drenando i flussi dalle attività criminali.
Genesi e peculiarità: si è proceduto a mappatura delle sole gioco, dettagliate relazioni ad Asl e Sert. Ci sono 16 sale e 132 esercizi hanno macchine da gioco. Un numero sproporzionato per una popolazione di 36 mila abitanti. Abbiamo una percentuale abnorme.
Relazione su uso, età anagrafica. Circa il 75% delle persone affette da ludopatie hanno famiglia e la gran parte hanno un lavoro.
Stato della legislazione e della giurisprudenza: lo Stato trae vantaggio dal gioco. L’ultimo emendamento conferma quanto sia difficile rinunciare a quanto difficile sia rinunciarvi.
Ringrazia Clide Rak, Bortone, Tallerini e Bartolomeo.
E’ una scelta non scontata. Non si può continuare a sostenere i costi sociali del fenomeno. Il gioco d’azzardo è una schiavitù, disintegra le famiglie ed è terreno fertile per le mafie. E’ una battaglia di civiltà.
APREA: è una conquista di civiltà. Vado al problema: retroattività. Dobbiamo assumerci la responsabilità politica. Sappiamo che tipo di problematiche potrebbe portare. Ma noiu dobbiamo tutelare i nostri cittadini. Voglio rischiare anche eventuali ricorsi. Prevediamo anche sanzioni per chi viene trovato a giocare fuori dagli orari consentiti.
BARTOLOMEO
Non è che questo farà sparire il gioco da questo territorio. Il tema dell’usura è un altro poco conosciuto e avvertito, poi diventa decisivo anche nel rapporto tra queste forme di devianza e le stesse organizzazioni criminali, sempre pronte a cogliere qualsiasi elemento di fragilità sociale. La ludopatia (il dsm quinto, il manuale di classificazione dei disturbi psichiatrici, la individua come una vera e propria malattia psichiatrica. Dovremo capire un po’ di più cosa accade, perché tanta gente, persone anziane di cui sottoscrivo integrità e correttezza, sono stati all’improvviso colpiti da questo disturbo. Se tutto fosse legato ad un vero e proprio disturbo, sarei più tranquillo perché si abbasserebbe il numero. Nel funzionamento naturale del nostro cervello, il problema dell’attesa e della risposta-ricompensa all’attesa è motivante e decisiva. Noi facciamo, perché ci aspettiamo dopo aver fatto una reazione gratificante. Questo meccanismo è di tutti noi, non delle persone malate. Non si può trasformare tutto in malattia. I numeri grandi non sono legati a malattie psichiatriche. E’ il meccanismo che porta queste persone a ripetere il meccanismo. Un giovane che aveva questo problema e non era malato, aveva un bel lavoro: mi spiegava che lui giocava a Diecielotto. Si era fatto una mappa con tutti i posti dove c’era il Diecielotto. Il problema era il godimento che provavo man mano che mi avvicinavo a nuovi luoghi dove giocare. Nel momento in cui sottrai loro la possibilità di esercitare questo meccanismo hai già avuto un effetto deterrente. Poi c’è la seconda questione, più soggettiva, personale: i dati di Patrizia parlano chiaro. La gran parte dei giocatori vengono da famiglie unite, non hanno alcun disagio avvertibile. Di questo dobbiamo discutere. Il gioco delle macchinette ha tutto un corredo intorno per cui le persone lo ricercano: il pulsante, l’illuminazione, il gesto, la ritualità. Ha ragione Mattia: avremo una marea di ricorsi. Il punto vero è: noi a livello territoriale dobbiamo far partire un’ondata di respingimento di questo fenomeno, sperando che anche le altre realtà ci vengano dietro. E’ importantissimo quello che stiamo facendo. Se il Consiglio approva questo all’unanimità, mandiamo un messaggio ancora più forte. Non possiamo dividerci su questo. Sarebbe il messaggio più forte e autorevole che diamo alla città e al territorio.
VOTAZIONE: c’è un emendamento della maggioranza, all’art. 12, comma 2, aggiungersi: sale cinematografiche e teatri”.
Proposta Aprea: “Prevedere aggiunta la previsione di sanzione anche a colui che venga trovato a giocare fuori dagli orari, con importi affidati alla giunta”.
Segretaria: è superfluo, è previsto dalla legge. Abbiamo studiato le carte, l’atto non è illegittimo. Il lasso di tempo dato per l’adeguamento potrebbe essere sufficiente. Gli altri comuni hanno posto: 3 anni, un anno. La legge regionale non dice nulla che ci impedisca di indicare i sei mesi. Bisogna verificare la situazione territoriale.
BARTOLOMEO: i ricorsi cui possiamo essere esposti è che l’attività vinca il ricorso e si veda riattivare le macchinette. Non è che può volere altro. Chi stabilisce il mancato guadagno? Alcuni ricorreranno ma non in termini risarcitori ma in termini di riattivazione del servizio. Se ogni volta che facciamo un atto di indirizzo politico facciamo ragionamenti di questo tipo allora chiudiamo e andiamocene.
Picano: facciamo il piano commercio e diciamo dove mettere queste attività e dove non metterle. Solo così facciamo una cosa seria. Questa delibera non ha nessuna consistenza, è solo di facciata.
BARTOLOMEO: obietterebbero anche il piano commercio, con le stesse identiche argomentazioni. Direbbero che c’è una legge nazionale che sovrasta il piano commercio comunale.
SCHIANO: in commissione abbiamo affrontato queste discussioni. Ci siamo resi conto che non possiamo fare la discussione da giuristi. Noi facciamo politica. Non è un’operazione di facciata. Si applica agli esercizi che già ci sono, non è un’operazione di facciata.
BORTONE: a costo di essere ripetitivo. Contesto decisamente la poca serietà attribuita a chi ha lavorato all’argomento. Noi siamo serissimi, soprattutto sull’argomento. E’ una proposta serissima che investe una proposta seria. Dichiaro che questa proposta è estremamente seria. Non risolve un problema ma dà un segnale chiaro sul fatto che il problema vogliamo risolverlo.
LA MURA: un argomento così importante non dovrebbe dividere ma chiedo: si può approfondire? Sono molto intimorito dalla possibilità di dover pagare di persona. Per questo, ci asterremo. Il timore di poter mettere mano alla tasca.
VOTAZIONE COMPLESSIVA: tutta la maggioranza a favore, astenuta l’opposizione.
OSSERVATORE PERMANENTE PER LA LEGALITA’ E LA LOTTA ALLA MAFIA
Consultivo, monitoraggio, supporto.
CONSIGLIO COMUNALE DEL 29 SETTEMBRE 2014
Relazione OSSERVATORIO COMUNALE per LA LEGALITA’ e la lotta alla mafia
Si sottopone oggi, ancora, alla votazione dei Consiglieri e delle Consigliere di maggioranza e di opposizione, il Regolamento per l’istituzione di un Osservatorio permanente comunale per la legalità e la lotta alla mafia che, se approvato dal Consiglio Comunale, porterà alla nascita di un organismo permanente con funzioni consultive e propositive, di studio, ricerca, documentazione, monitoraggio, supporto e collaborazione per le attività del Comune a sostegno della legalità e per la valutazione e prevenzione dei fenomeni di illegalità presenti sul territorio.
Per il Sindaco di Formia, Sandro Bartolomeo e per la coalizione che ho la appoggiato, l’argomento è stato uno dei capisaldi della campagna elettorale, addirittura annoverato al quarto posto delle priorità del suo programma amministrativo.
A Formia, in verità, sono diversi anni che da più parti – forze politiche e associative – si è sollevata insistentemente e prepotentemente la esigenza di dar vita ad un organismo comunale che monitorizzi il territorio sotto il profilo delle infiltrazioni criminali ma, sino ad oggi, tale aspettativa è stata delusa.
Non mi dilungherò sulle ragioni che rendono indispensabile l’adozione di tale strumento, e che in parte ho esposto nella precedente relazione, basti affermare che la presenza delle mafie è un fenomeno ormai endemico e radicato anche nel nostro territorio.
Secondo l’ultima relazione semestrale al Parlamento della DIA, infatti: “Nel Lazio si conferma la radicata presenza delle organizzazioni criminali campane nelle province del basso Lazio e nella Capitale, aree considerate terreno fertile sia per gli investimenti e il riciclaggio, sia quale rifugio ideale per i latitanti, data la contiguità con la regione d’origine. Oltre ai reati di tipica attitudine mafiosa (traffico di stupefacenti, usura, estorsioni) le indagini hanno dimostrato l’esistenza di infiltrazioni in svariati settori economici (quali edilizia, appalti, grande e media distribuzione di prodotti ortofrutticoli, ristorazione, settore turistico.-alberghiero, agenzie portuali, gestione di esercizi commerciali, concessionari di auto), poste in essere sia attraverso la costituzione di imprese ad hoc, sia attraverso lo schermo di società già esistenti sul mercato, acquisite dal gruppo criminale con la complicità di professionisti di settore. Di recente i clan hanno dimostrato anche interesse ad acquisire attività di compro oro e sale giochi. Tale attività, oltre a prestarsi ad operazioni di “money laundry”, favorisce anche condotte di usura.”
Mi preme, però, approfittare dell’occasione per sottolineare il totale cambiamento di approccio di questa Amministrazione che oggi non nega più i fenomeni mafiosi ma anzi è allarmata dalla presenza massiccia di svariati clan sul territorio che operano più o meno indisturbati. Si è vinto così il più bieco negazionismo, giungendo ad una lucida per quanto dolorosa analisi della nostra realtà territoriale, ogni giorno purtroppo confermata da esiti giudiziari. Questo radicale cambiamento culturale fa sì che oggi vi sia maggiore attenzione e vigilanza da parte di questa Amministrazione, che non può sottovalutare neppure segnali trascurabili di pericolo ed è chiamata ad un impegno speciale con politiche ed azioni di prevenzione e di contrasto alla criminalità organizzata per affermare la legalità in ogni campo. Più in generale, l’impegno delle Istituzioni, dei Cittadini e delle Associazioni è indispensabile per alzare il livello di vigilanza ed è necessario che all’impegno della Magistratura si affianchi una politica più severa e una legislazione più rigida e mirata che ostacolino in maniera più efficace la criminalità organizzata e l’economia criminale per rendere il terreno meno fertile ad interessi e attività dubbie. In questo contesto, anche i Comuni in modo continuativo possono e devono fare la loro parte, insieme alle altre Istituzioni, alle Forze dell’Ordine, alle Organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori, alle Associazioni che operano quotidianamente, mediante azioni di denuncia e di promozione della cultura della legalità.
La nascita dell’Osservatorio rappresenta, quindi, il raggiungimento di un obiettivo importante, sia politicamente perché il programma elettorale prende corpo giorno dopo giorno con l’adempimento puntuale di tutte le promesse, sia da un punto di vista pratico per monitorare la realtà del nostro territorio, non abbassando la guardia rispetto a fenomeni di infiltrazione e radicamento di attività illecite che anche qui hanno assunto dimensioni allarmanti, in stretta connessione con il tessuto economico.
Sarà utile, quindi, che l’istituendo Osservatorio si rivolga a monitorare ogni attività nell’ambito degli appalti e subappalti, dell’edilizia pubblica e privata, del commercio, anche con riferimento al turnover delle licenze, della compravendita di immobili e di ogni altra attività economica che rientri nella competenza dell’amministrazione comunale e che possa creare pericoli anche di contaminazione con l’agire politico.
Un ruolo importante ancora dell’Osservatorio sarà quello di interagire con le forze dell’ordine, con le scuole, le attività produttive e le associazioni monitorando, ad esempio, anche fenomeni legati al bullismo, alla droga e alla diffusione del racket.
Tra le attività di pertinenza dell’Osservatorio implicitamente evincibili dalle finalità, ad esempio, l’Osservatorio, assunte presso le categorie economiche (commercianti, artigiani, professioni liberali) operanti sul territorio comunale le informazioni utili al fine di scongiurare il rischio di infiltrazioni mafiose, potrà anche raccogliere le segnalazioni che dette categorie volessero far pervenire di loro iniziativa; verificare l’attuazione del Piano Anticorruzione del Comune; proporre al Consiglio Comunale l’adozione di tutti gli strumenti idonei a verificare la percezione del fenomeno tra i cittadini. Non ultimo, tra gli scopi quello di stimolare e favorire l’attivazione di iniziative capaci di promuovere sul territorio comunale, soprattutto fra le giovani generazioni, la più ampia educazione alla attività civica e alla legalità, per favorire maggiori livelli di democrazia e di correttezza nei comportamenti dei cittadini.
L’Osservatorio svolgerà una funzione consultiva e propositiva, collaborazione e stimolo per le attività comunali a sostegno della legalità e per la prevenzione dei fenomeni illegali presenti nel territorio, con l’obiettivo di operare per accrescere e diffondere la sicurezza sociale e la cultura delle legalità. Sarà composto dal Sindaco e da un rappresentante per ciascuna delle associazioni antimafia, antiracket o antiusura, sindacali e di categoria operanti sul territorio. Durerà l’intera consiliatura e sarà completamente a titolo gratuito per i partecipanti. Potrà interagire con il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica.
Ma la rilevanza politica più importante che segna la differenza rispetto ad altri osservatori sorti in altri Comuni è che la piena operatività e indipendenza di questo sono assicurate dall’essere un organismo riservato alle associazioni e quindi alla cittadinanza con la presenza del Sindaco, unico rappresentante politico, che lo presiede e lo convoca.
Nasce così un organismo di vitale importanza per la nostra Città perché, come sostiene il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti: “L’antimafia giudiziaria senza il contributo dell’antimafia politica e dell’antimafia sociale è destinata alla sconfitta”.
VOTAZIONE: UNANIMITA’
ALTRO PUNTO: Strutture alberghiere precedenti al piano regolatore: voto favorevole con emendamento presentato dalla maggioranza
Punto 9: specificazione garage e locali
Voto: favorevole maggioranza, Forza Italia dice di essere uscito.
Erasmo Picano ha chiesto il numero legale. Forza Italia in realtà non è uscito.
Il centrosinistra se ne va. Viene meno il numero legale e il consiglio è finito.
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