“Non vorrei che il solo mettere in campo nuove idee e proposte diventi di per se stesso un problema. In un dibattito pubblico e senza dare a queste affermazioni alcun carattere decisionale, ho invitato a considerare l’opportunità, qualora se ne ravvedessero le condizioni, di acquisire al patrimonio pubblico l’ex “Pastificio Paone”. Una struttura totalmente rinnovata su cinque piani, ciascuno di una superficie di mille metri quadri. Al momento è solo un’idea. L’ex opificio potrebbe tranquillamente ospitare tutte le attività diagnostiche, ambulatoriali, territoriali e amministrative attualmente presenti nella sede dell’ospedale. Il Dono Svizzero libererebbe così una enorme quantità di spazi da utilizzare per incrementare le degenze e per ristrutturare completamente la piastra dell’emergenza (ivi compreso il nuovo blocco operatorio da localizzarsi ovviamente al piano terra), migliorando la condizione dei reparti e inserendone di nuovi. Molti di questi reparti sono stati ristrutturati di recente dall’Asl e, più che di difficoltà strutturali, mancano di tecnologie e strumentazioni adeguate, oltre che di mezzi per la diagnostica degni di un ospedale che sia anche dipartimento di emergenza. Qualora si potesse portare a termine, l’operazione costerebbe poche decine di milioni di euro, non certamente i 200 milioni che servono per il nuovo policlinico. Una struttura così rinnovata, collegata all’ex pastificio da un sovrappasso o un sottopasso (soluzione tecnica eventualmente da definire) potrebbe finalmente dar vita ad un complesso ospedaliero di eccellenza, assimilabile per efficienza al policlinico del golfo. Non parliamo di piccoli aggiustamenti ma di una trasformazione profonda dell’attuale assetto organizzativo che ha il vantaggio di costare molto meno rispetto all’ipotesi di un ospedale tutto nuovo. Ciò consentirebbe di liberare risorse da destinare a tecnologie e personale. La proposta che ho lanciato ha il solo obiettivo di approfondire il dibattito, capire se una proposta del genere ha una sua fattibilità, iniziare a coinvolgere il Comune, l’Asl e la Regione Lazio, sempre che l’attuale proprietà del pastificio manifesti l’intenzione di vendere l’edificio. Non mi pare che un dibattito del genere sia di scarso interesse. Mi piacerebbe anche conoscere l’opinione di medici e operatori dell’ospedale di Formia e sapere se la proposta possa essere ulteriormente arricchita e qualificata.
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