CULTURA: Presentato ieri presso la Libreria Airon di piazza Montecitorio a Roma, l’ultimo libro del Prof. Ercole Ferretti.
In una sala gremita in ogni ordine di posto, il folto pubblico per due ore e mezza ha ascoltato, ma anche interagito con i relatori, nell’incontro presentato e moderato dalla giornalista Antonella Giordano.
Tra i presenti il Prof. Carlo Cicconetti, professore di filosofia, già avvocato rotale, e Procuratore Generale e Consigliere Generale della Sacra Rota, il Prof. Edmondo Coccia, professore di lettere e preside del liceo Giulio Cesare di Roma, oltre i professori Remo Petilio e Vincenzo Varsalona.
Il libro del Prof. Ercole Ferretti è un saggio avvincente che, ripercorrendo la vicenda biografica storico-critica, analizza la personalità di Teresa d’Avila attraverso uno schizzo efficace del suo carattere impetuoso, solare, ma controverso.
Il Ferretti smitizza le ermeneutiche troppo agiografiche conducendo per mano il lettore in un interessante cammino verso la conoscenza di fatti e personaggi che hanno segnato la vita di Teresa come donna, attraverso la rigorosa analisi testuale degli scritti di Teresa, l’autore supera i due pregiudizi comuni nei riguardi della mistica: il primo, erede di un atteggiamento riduzionistico di tipo positivista, che inscrive tutta la fenomenologia mistica nel comportamento alienato, il secondo, di tipo popolare, che ne accetta indiscriminatamente l’atteggiarsi come prova di santità e di supposti/presunti contatti con la vita ultraterrena.
La propria competenza tecnico professionale consente all’autore di oltrepassare il determinato culturale depurandolo dall’aspetto confessionale (che inficerebbe una libera ed obbiettiva ricerca) evidenziando nella donna, attraverso la psicologia dinamica e la metodologia proiettiva, un quadro sintomatologico nel quale la simulazione si accompagna ad una teatralità ossessivo-compulsiva nel voler affermare il proprio essere peccatrice, ma predestinata da Dio alla santità.
Nell’analisi di Ferretti Teresa è una persona che assolutizza il relativo, attraverso scrupoli, ossessioni, fobie e contorsioni mentali che derivano da un vissuto giovanile nel quale ha sofferto dell’anaffettività paterna e della proibizione di un amore ritenuto socialmente non accettabile punito con la reclusione in collegio, ma elaborato, nell’esposizione del racconto della propria vita, come segno d’amore, attraverso un’analisi proiettiva Ferretti oltrepassa il topico della vita di Teresa per descrivere un modello di pensiero disfunzionale: uno stato abituale della mente che, a causa di una costante paura irragionevole del peccato, spinge alla ricerca compulsiva della confessione religiosa e, in generale, in un vortice di sofferenza sia fisica che mentale, sublimato attraverso la transverberazione, dove il coinvolgimento amoroso spirituale si riverbera in piacere fisico.
L’argomento è stato lo spunto per contestualizzare la vita nel determinato socialculturale del 500 nel quale la condizione della donna poteva esprimersi solamente attraverso la destinazione familiare ovvero conventuale.
Il livello stilistico della descrizione offre una molteplicità di elementi di interesse tra i quali meritano evidenza la composizione di strutture non lineari del racconto e l’opzione per una particolare medietà linguistica (e cioè per una lingua con ampio ricorso alle forme dell’oralità), l’oralità, con i suoi caratteri morfologici e sintattici peculiari, con l’insieme dei suoi segnali discorsivi non è, tuttavia, di per sé l’obbiettivo di un’operazione casuale ma lo strumento che meglio si adatta a raffigurare stati psicologici frantumati e fluttuanti.
Ferretti pone il lettore di fronte a una serie di fatti, senza proporre giudizi precostituiti: egli analizza e racconta la verità per mettere in grado chi legge di formarsi un’opinione.
Se l’oralità di Ferretti non implica una strenua ricerca formale ed espressiva ed è scevra da ogni estrinseca preoccupazione estetizzante tuttavia lo stile non è mai sciatto o neutro, poiché sempre l’autore persegue la persuasività e la forza illuminante, necessaria per instaurare con i lettori un rapporto vivace e dialettico, le figure retoriche prevalenti – l’ossimoro, le metafore, le analogie – mettono in evidenza la personalità di Teresa e la dimensione contraddittoria, talvolta assurda della sua vita.
di Enrico Duratorre e Antonella Giordano
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