È passata una settimana dalla morte del giudice Paolo Borsellino, sono passati appena 7 giorni dalla bomba di via d’Amelio, il giudice Caponnetto ha già decretato con commozione e lucidità “è finito tutto…”. Questo avrà provato, sentito quella ragazza di 17 anni, che Paolo Borsellino tanto stimava per la dignità, la compostezza e il coraggio. Rita Atria si toglie la vita il 26 luglio 1992, a una settimana dalla morte del “suo” giudice, colui con cui voleva riprovare a tornare a vivere. Rita Atria testimone di giustizia contro la mafia di Partanna, allontanata da tutti, destinata ad essere “un’ infame” come qualcuno è solito dire, si era consegnata al giudice Borsellino, sapendo e riconoscendo il lui, l’unico Uomo di Stato che l’avrebbe aiutata a fare chiarezza, a percorrere quel difficilissimo tratto di strada intrapreso contro la mafia, contro la propria famiglia mafiosa, contro le regole patriarcali, contro ogni giustificazione, continuando a pensare che la mafia è male e la mentalità mafiosa è ancora peggio.
Fonte: Pagina Facebook di Paola Villa
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