Liceo Artistico di Latina ancora al freddo. I ragazzi in attesa di risposte.

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CRONACA: Ancora problemi legati al freddo staordinario che ha colpito la Provincia di Latina, sono numerosi gli istituti scolastici della provincia ad avere subito danni agli impianti di riscaldamento, con caldaie vecchi ed obsolete che non hanno retto alla morsa del freddo.

Problemi che hanno portato il Sindaco di Latina, a decidere di emettere un’ordinanza con cui demandava ai dirigenti scolastici la verifica ed eventualmente la possibilità di decidere la chiusura degli istituti, per dar corso ai lavori di ripristino del servizio di riscaldameto; una tutela per gli alunni delle scuole di competenza comunale.

Così non è avvenuto per le scuole superiori tra rimpalli di responsabilità tra Amministrazione Provinciale e Regione Lazio, con la conseguenza che i ragazzi si ritrovano al freddo, costretti a portarsi coperte da casa per poter seguire le lezioni.

Il caso più eclatante è quello del Liceo Artistico di Latina, dove i ragazzi, nell’assordante silenzio delle istituzioni, attendono delle risposte; risposte che non arrivano e loro, nella giornata di ieri (venerdì 13 gennaio n.d.r.) hanno deciso uno “sciopero bianco” che non ha comunque sortito alcun effetto e quindi già questa mattina diverse classi si sono rifiutate di entrare.

Una situazione a dir poco surreale che ha dell’assurdo, se nel 2017 un’ondata di freddo, sebbene eccezionale per il nostro territorio, con temperature vicine allo zero o, in alcuni casi al di sotto, non possa essere gestita con un minimo di programmazione e gestione oculata degli impianti di riscaldamento.

Ancor più assurdo è il silenzio delle istituzioni che non danno risposte agli studenti; ragazzi che rappresentano il futuro della nostra società, ma che, sembra quasi, siano stati abbandonati a loro stessi.

L’auspicio è che le istituzioni ascoltino il grido di aiuto degli studenti e si attivino almeno per dare delle risposte a chi chiede solo di poter esercitare il proprio diritto allo studio in un istituto che sia degno di questo nome, senza doversi portar dietro coperte e stufe come avveniva nell’immediato dopoguerra, quando l’Italia era ancora un cumulo di macerie.

di Enrico Duratorre


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