MINI IMU 2013: A GAETA NESSUN NUOVO PAGAMENTO

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MINI IMU 2013:  nel Comune di  Gaeta non si paga. Entro il  24 gennaio prossimo sono chiamati a pagare la mini – Imu 10 milioni di italiani, proprietari di immobili prima casa, ubicati nei 3.377 Comuni (un terzo del totale) che hanno previsto un’aliquota IMU per l’abitazione principale più alta rispetto a quella  fissata dallo Stato pari al 4 per mille.

Tra questi italiani, non ci sono i proprietari di prime case a Gaeta. L’esborso di un’integrazione sull’IMU 2013 non li riguarda poiché l’Amministrazione Comunale, guidata dal Sindaco Cosmo Mitrano, ha fissato per tale imposta l’aliquota standard, non avendo deliberato alcun aumento.

L’integrazione o mini Imu, corrispondente al 40 %  della maggiorazione adottata dalle amministrazioni locali, è stata  stabilita dal  Governo centrale nel decreto con cui  ha abolito la seconda rata dell’IMU per l’abitazione principale.

“La scelta fatta dalla nostra Amministrazione – dichiara il Sindaco Mitrano – di applicare l’aliquota standard viene così premiata. Neanche un euro in più dovranno pagare i nostri cittadini per l’abitazione principale. Avremmo potuto stabilire un’aliquota più alta entro il 9 dicembre  2013. Ma non lo abbiamo fatto.  Grazie ad  una gestione attenta e oculata, abbiamo potuto bloccare l’IMU 2013 per l’abitazione principale al 4 per mille, e tutelare così il diritto all’abitazione, restando vicini alle fasce sociali meno agiate.  E questo nonostante i tagli del Governo al nostro Comune per complessivi 3 milioni di euro nell’anno 2013:  1 milione e 200.000 euro in meno a febbraio 2013 ed un altro 1 milione e 800.000 euro in meno a dicembre 2013. La decisione del Governo di non coprire interamente la quota IMU che supera l’aliquota base,  ma di farla pagare per il 40% ai contribuenti, non coinvolge i nostri cittadini, che possono stare tranquilli.

” Colgo l’occasione per una riflessione importante – prosegue il Primo Cittadino – In questi anni abbiamo assistito da parte dello Stato Centrale e della Regione a continue tassazioni che siamo stati costretti a trasferire ai cittadini (IMU, TARES, IRPEF) e che hanno trasformato, noi Sindaci, in veri e propri riscossori per conto dello Stato. I primi  su cui puntare il dito quando si vuole individuare la causa dell’inasprimento fiscale.  La tanto vessata TARES,  entrata in vigore dal 2013 e non per volontà dei Comuni,  è  attualmente il principale terreno di scontro tra popolazione e Amministrazione. Un chiarimento in merito è doveroso: la Tares è un’imposta nazionale i cui  livelli di imposizione e le ripartizioni fra le categorie sono stati decisi su scala nazionale. Essa è stata introdotta con il Decreto “Salva Italia” dal Governo Monti, per sostituire nel 2013 la Tarsu (tassa smaltimento rifiuti solidi urbani), in tutti i Comuni italiani. Ma non solo.  Il decreto infatti  ha stabilito che la Tares  oltre a coprire il 100% della spesa sostenuta dall’Ente Locale per  la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti,  deve anche sostenere economicamente altri servizi chiamati indivisibili, e ugualmente essenziali alla cittadinanza, come ad esempio la manutenzione stradale, l’illuminazione, etc.

Perchè? Perché tagliando i finanziamenti ai Comuni, in nome del federalismo fiscale, lo Stato ha delegato gli Enti Locali a cavarsela da sé e a finanziare servizi fondamentali al cittadino con introiti comunali.

E’ bene anche precisare che la TARES, a differenza della TARSU,  deve essere calcolata non solo in base alla superficie della propria abitazione, ma anche in base al numero complessivo degli occupanti l’alloggio. Inoltre il saldo TARES prevede la maggiorazione di 0.30 Centesimi per metro quadro, quota riservata per intero allo Stato.

L’unico ristretto margine di azione delle Municipalità in ambito TARES riguarda le famiglie. E il Comune di Gaeta lo ha utilizzato. La nostra Amministrazione infatti ha previsto agevolazioni per i nuclei familiari che vivono una situazione di fragilità e difficoltà economica e sociale. In questa ottica, abbiamo applicato la riduzione dell’importo di 50 euro per figlio alle residenti nel Comune, con presenza di tre o più figli di età inferiore ai 26 anni”.

Il Sindaco Mitrano, in conclusione, conferma la posizione di  protesta della sua Amministrazione nei confronti di una politica nazionale che “dimostrando di non avere sufficiente senso civico né rispetto dei cittadini, ha solo saputo scaricare il peso di certe scelte scellerate, delegando ai Comuni il gravoso e spiacevole compito di imporre e riscuotere tasse, finalizzate alla sopravvivenza e non al rilancio economico del nostro Paese”.

 


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