Minturno 1906: Un viaggio tra storia, tradizioni e ciclismo d’epoca

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Tra le pietre antiche del borgo minturnese, noto in passato come Traetto, si è svolta la prima edizione di “Minturno 1906”. Questo evento si propone di riportare alla luce le tradizioni locali degli inizi del Novecento, un periodo di rinascita per il paese, che aveva sofferto le conseguenze delle vicende belliche. Organizzato dalla Pro Loco di Minturno e dalla Camera di commercio con la partecipazione di altre associazioni locali, l’evento ha offerto un’esperienza immersiva, con abiti tradizionali, canti, balli e rappresentazioni artistiche, il tutto rigorosamente in dialetto minturnese.

La scelta dell’anno 1906 non è casuale. Questo anno segna la nascita di Antonietta Ciufo, una figura molto amata e rispettata nella comunità di Minturno. Antonietta è stata l’ultima donna a indossare con orgoglio il tradizionale abito minturnese, che nel 1930 venne definito “il vestito più bello d’Italia” in occasione delle nozze reali tra Umberto II di Savoia e Maria José del Belgio. Fino al 2007, anno della sua scomparsa, Antonietta Ciufo ha rappresentato con il suo abbigliamento l’eredità storica e culturale del paese.

L’evento ha coinvolto molte associazioni del territorio, che attraverso esibizioni e rievocazioni hanno celebrato la vita quotidiana di Minturno agli inizi del XX secolo. Tra i vicoli del borgo, i visitatori hanno potuto vivere scene di vita di quell’epoca: dai venditori ambulanti che offrivano uova, cipolle e vino, ai giovani innamorati che attendevano una lettera dal Canada, fino alla bottega artigiana, dove si sono creati scritti dedicati alla bicicletta, definita “il cavallo della gente comune”. Questa rappresentazione ha voluto evocare un periodo in cui la bicicletta non era solo un mezzo di trasporto, ma anche un simbolo di sogni, avventure e ispirazione per poeti e scrittori.

La manifestazione ha trovato uno scenario perfetto nell’antica bottega del borgo, dove lanterne soffuse illuminavano gli stucchi delle volte e gli scaffali pieni di libri antichi e utensili tradizionali. I partecipanti hanno potuto assistere a una serie di scene, tra cui la creazione di aforismi e lettere d’amore, rievocando un passato in cui la lentezza della vita rurale era scandita da gesti semplici e autentici. Il dialetto minturnese, lingua madre di queste storie, è stato al centro delle rappresentazioni, donando un tocco di autenticità all’atmosfera già carica di nostalgia.

Il tema della bicicletta con il progetto “Pedala, pedala”, è stato portato avanti dall’associazione Ciclostorica del Bicicletterario. Durante la manifestazione, ciclisti in abiti d’epoca hanno pedalato sui sanpietrini del centro storico, ricreando l’atmosfera delle ciclostoriche d’altri tempi. Questo richiamo alla bicicletta ha voluto sottolineare come questo mezzo fosse un simbolo di libertà e progresso per le persone comuni agli inizi del Novecento, capace di stimolare pensieri e ispirazioni.

Nicole, una delle partecipanti, ha letto aforismi dedicati alla bicicletta e detti in dialetto minturnese, accompagnando i visitatori tra i vicoli del borgo. Nella vetrina della bottega, tra stoffe, filati e una vecchia macchina da cucire Singer, troneggiava un quadro del cavaliere Enrico Bruno, nato nel 1865. Il dipinto, realizzato per celebrare il compleanno dell’artista, rappresentava un omaggio a un passato ricco di tradizioni e strumenti di lavoro: dalle ruote del mulino ad acqua a quelle del torchio, fino alle carrette che un tempo percorrevano i sentieri di Minturno.

“Minturno 1906” non è stato solo un evento di rievocazione storica, ma una vera e propria celebrazione della memoria collettiva di una comunità che ha saputo mantenere vive le proprie radici, adattandole ai tempi moderni. Grazie alla partecipazione delle associazioni e all’entusiasmo dei cittadini, questo viaggio indietro nel tempo ha offerto un momento di riflessione sull’importanza di custodire il proprio patrimonio culturale e di tramandarlo alle future generazioni.

Foto di Antonietta De Biase


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