“Fuga da Santo Stefano, le evasioni dall’ergastolo borbonico” è il titolo del libro, edito da ‘Ultima Spiaggia’, del giornalista Vittorio Buongiorno, capo della redazione di Latina del “Messaggero”. Verrà presentato venerdì 23 agosto, alle ore 21,15, presso l’Arena Mallozzi, nell’ambito della 61^ Festa del Mare “Arrivederci a Scauri”. Dialogheranno con l’autore il Presidente della Provincia pontina Gerardo Stefanelli, la Delegata comunale alla Cultura Rita Alicandro ed il Consigliere locale europeo Matteo Marcaccio. Condurrà l’incontro l’Addetto alle Relazioni Esterne del Comune di Minturno Antonio Lepone.
Costruito nel 1795, sul modello del panopticon, cioè con un punto centrale dal quale si controlla l’intero semicerchio su cui si aprono le 99 celle dalle quali non si vede neanche il mare, il carcere borbonico è considerato da sempre un luogo di sofferenza da cui era impossibile fuggire, come dimostrò anche il fallito tentativo dell’eroe risorgimentale Luigi Settembrini. L’isolotto si trova a 2 chilometri da Ventotene, a circa 20 miglia dalla costa di Formia e da Ischia ed è spesso flagellato dai venti. Nel tempo diverse persone hanno accettato la sfida e sono riuscite a scappare. L’autore ha riportato alla luce queste vicende, le ha raccontate in modo coinvolgente, ricostruendo in maniera meticolosa ogni evasione.
«Tutto è cominciato con una visita a Santo Stefano, con le storie degli ergastolani raccontate da Salvatore Schiano di Colella – racconta Vittorio Buongiorno – È così che mi è venuta voglia di approfondire le storie legate alle evasioni avvenute nel Novecento, alcune più note, altre meno. Ho prima messo insieme tutti gli articoli usciti sui maggiori quotidiani italiani tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta, che si erano occupati del tema, poi sono andato a cercare le carte all’Archivio di Stato di Latina, che nel frattempo aveva messo a disposizione il fondo dell’ergastolo di Santo Stefano. È stata – aggiunge il giornalista del “Messaggero” – una ricerca lunga, spesso complicata, per mesi infruttuosa: poi, a poco a poco, ho trovato i rapporti delle guardie e del direttore, le informative di polizia e carabinieri, i “marconigramma” inviati per comunicare lo stato delle ricerche. È stato un viaggio affascinante, a volte sorprendente, a volte triste e drammatico: sono le vicende di condannati all’ergastolo, rapinatori, omicidi, che pure sull’isolotto, durante la direzione di Eugenio Perucatti, avevano trovato una dimensione umana, venivano trattati con dignità e con rispetto e alcuni di loro, dopo la fuga e la cattura, non esitarono a ribadirlo pubblicamente. All’inizio era solo un’idea, che Fabio Masi ha raccolto e che è diventata prima un progetto e poi un libro con i consigli e l’aiuto di Pier Vittorio Buffa e dell’Associazione per Santo Stefano in Ventotene, per questo a tutti va il mio ringraziamento».
Il giornalista Vittorio Buongiorno è nato a Roma nel 1963 e vive a Latina da trent’anni. È sposato e ha quattro figli. Guida la redazione pontina del quotidiano “Il Messaggero”. Da molti anni ha un romanzo nel cassetto che intreccia due dei temi più sentiti della sua vita: la storia del Novecento e il calcio. Questo sul carcere di Santo Stefano è il suo primo libro.
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