Sabato 6 febbraio, Nettuno ha ospitato una sfilata d’abiti quattrocenteschi, con musicanti e sbandieratori di Sant’Antioco (Carbonia-Iglesias). Il lungo corteo ha sfilato per le vie cittadine per ritrovarsi all’interno del forte Sangallo per l’inaugurazione della mostra itinerante “Antioco, il santo venuto dal mare” organizzata dall’associazione “Arciere”, presieduta da Roberto Lai, in collaborazione con l’associazione “Nomentana” e “La Stella del Mare”, con il patrocinio del comune di Nettuno: Trentadue le opere esposte, tra cui la scultura di Scarpella raffigurante papa Francesco, il prezioso reliquiario realizzato da Busonera ed opere di Cauli. La mostra è stata aperta fino al 14 febbraio e quindi è ripartita alla volta di Ozieri (Sassari). Presente il sindaco di Sant’Antioco, Mario Corongiu ed il e il delegato alla cultura Marco Massa con il sub commissario di Nettuno Roberto Leone. La figura Sant’Antioco è associata alle miniere sarde dalle quali i romani estraevano minerali e metalli pregiati; i romani, condannavano spesso sia i prigionieri di guerra sia i cristiani a lavorare in queste miniere. La leggenda di Antioco vuole che egli sia stato condannato a lavorare in queste miniere nell’isola, allora inospitale, che veniva chiamata Plumbaria, in quanto fonte di rifornimento del piombo. Egli doveva essere un medico durante l’impero di Adriano ed operava in Cappadocia ed in Galazia convertendo molte persone al Cristianesimo. Incarcerato per questo e sottoposto a tortura, fu quindi esiliato in Sardegna. Qui egli convertì il suo custode, il soldato Ciriaco, e riutilizzò cinque tombe appartenenti alla necropoli punica del VI secolo a.C. Sant’Antioco ha una similitudine con la Madonna delle Grazie di Nettuno in quanto anche l’immagine della protettrice nettunese, come il Santo sardo, è venuta dal mare. Un ringraziamento all’organizzazione per la splendida “festa”, in modo particolare a Roberto Lai ed a Claudio Sitzia, che a Nettuno è stato il “gancio” che ha reso possibile la trasferta sarda sul litorale romano.
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