Commissariato della Polizia di Stato di Gaeta – Operazione: “CIRCE”. La città di Gaeta ripulita dallo spaccio di stupefacenti.
Ventiquattro persone denunciate, di cui dieci sottoposte alle misure cautelari del carcere o dei domiciliari. –
Le continue attività di indagine sul territorio di Gaeta, finalizzate ad arginare il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti, hanno portato all’esecuzione di dieci misure cautelari: 3 persone in carcere e 7 ai domiciliari; il tutto nei confronti del più folto gruppo di giovani locali per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Molti di questi vantano già diversi pregiudizi di polizia di tipo “specifico” (stupefacenti).
L’operazione odierna della Polizia di Stato, colpisce consumatori/spacciatori di cocaina, hashish e marjuana di Gaeta che si dedicavano alla commercializzazione di stupefacenti nei pressi delle scuole e dei locali notturni del centro anche a minorenni.
Dopo essere intervenuti nei pressi degli istituti scolastici, reprimendo il fenomeno in ambito scolastico, gli agenti della squadra di polizia giudiziaria del Commissariato di P.S. di Gaeta, hanno dato riscontro alle disperate confidenze dei genitori e dei familiari dei minori, raccogliendo indicazioni e suggerimenti sulla circolazione dello stupefacente.
Dunque, sempre garantendo il rispetto dell’anonimato verso coloro che hanno offerto ogni sorta di collaborazione ed attuando con coerenza la strategia della “prossimità”, gli inquirenti avviavano l’intensa attività tecnica di intercettazione e riscontro oggettivo, con la quale venivano identificate tutte le persone coinvolte.
Il “bandolo della matassa” dell’indagine è rappresentato dalla donna sottoposta agli arresti domiciliar Leone Rita, dalla quale si sono prese le mosse per “mappare” il sistema dello spaccio su Gaeta e dintorni.
L’attività degli inquirenti, ha dunque evidenziato la presenza di almeno due indirizzi di indagine. Per entrambi è risultato che i traffici avvenivano nel contesto della città di Gaeta dove, gestendo in regime di concorrenza tra loro il commercio degli stupefacenti, denotavano matrici operative comuni.
I “pusher”, oltre che ad essere venditori, spesso erano anche consumatori e, in alcuni casi, hanno cominciato a spacciare per “ammortizzare” le spese del consumo.
Tutti i personaggi coinvolti hanno evidenziato tecniche particolari di approccio dei clienti, utilizzando punti di incontro prestabiliti, in zone che fossero (da parte loro) facilmente sorvegliabili e mai indicate in modo chiaro al momento degli accordi. Ogni comunicazione avveniva con l’uso di parole e con un linguaggio “criptico”, proprio per eludere ogni forma di controllo di polizia.
Le “precauzioni” adottate da costoro assumevano, talvolta, connotati paranoici: arrivando persino ad evitare i contatti stessi con gli acquirenti o, addirittura, a controllare preventivamente i movimenti degli appartenenti alle forze dell’ordine nei pressi dei rispettivi centri di comando.
In alcuni dei riscontri effettuati, gli inquirenti sono ricorsi all’ausilio dei cani antidroga; specialmente durante le perquisizioni in ambienti estesi o in zone all’aperto, allorché le dosi venivano persino gettate nei momenti critici dei controlli di polizia.
Le persone coinvolte, hanno età comprese tra i 16 ed oltre i 50 anni di età; in particolare i destinatari delle misure cautelari in carcere
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