SPORT: Cosa pensa un atleta quando si prepara per una gara importante, le sue emozioni, i suoi pensieri, le sue paure; quando l’adrenalina e la paura si alternano; quando dopo tanti sacrifici il giorno della gara si avvicina, la gara che potrebbe essere quella attesa da una vita.
Tutto pronto, si parte, ci si mette in macchina, e si va alla volta dell’impianto sportivo, un paio di km prima dell’arrivo sale la tensione, si accumulano nella testa tanti pensieri; poi si arriva in piscina e si sente quell’odore di cloro che ti entra nello stomaco, nel cervello, nel cuore, si indossa il costume si fa riscaldamento per provare la vasca, ma non si riesce a fare la virata, perché la corsia è piena di tanti altri atleti, che forse hanno gli stessi pensieri e le stesse paure; e così ci si ritrova a tirare calci a destra e a manca per trovare il proprio spazio; provi la virata nella vasca successiva e lisci il muretto, riprendi le distanze e finalmente la virata viene fuori.
Arriva l’avviso che il riscaldamento è terminato, e allora ci si asciuga e si indossa il costume da gara, il famoso costumone, e lì senti che l’ansia sale e il costumone non ne vuole sapere, resta li fermo, bloccato sulle tue cosce; cerchi di stare più calma possibile ed ecco finalmente il costumone è salito, grazie alla mano della tua compagna di squadra che ti da tranquillità, una mano amica, magari esperta, di chi ha già esperienza con le gare e ti tranquillizza con il suo sguardo.
Finalmente pronta, prendi cuffia, occhialini e tesserino e vai fuori, a bordo vasca, con la tensione che pulsa sempre più forte, e allora cerchi uno sguardo del coach che ti tranquillizzi, ma lui è sempre sereno, lui già sa la sua gara, già conosce l’esito della sua gara.
Ecco, arriva il momento, il giudice ti chiama in camera di chiamata, vede il cartellino e ti assegna la corsia, ormai la tensione è alle stelle, l’adrenalina scorre veloce, ma sai che non puoi più tornare indietro, ormai è fatta.
Sei li, davanti ad un centinaio di atleti, c’è chi ti guarda, chi ti incita, chi parla con l’amico, e tu, tu sei li ad attendere il fischio per salire sul blocco di partenza; due suoni, sali sul gradino, un suono sali sul blocco, cerchi di salire sul blocco, tremi, premi forte gli occhialini sugli occhi per paura che quando ti tuffi possano scappar via.
Silenzio, a posto, sirena, il segnale che porta via tutte le paure; via in acqua, ti tuffi con le mani sulla testa ed inizi a nuotare, respiri ogni 4 bracciate, nuoti, bracciata dopo bracciata, respirazione dopo respirazione, virata, controlli con la coda dell’occhio l’ok del giudice, bracciata, respirazione, bracciata, testa bassa, provi a spingere, sono gli ultimi metri, quelli che ti separano dalla gloria tanto attesa, acceleri ed ecco tocco del muretto, gara terminata.
Ormai hai solo la forza per uscire dall’acqua, cerchi la tua squadra, i tuoi compagni che non ti hanno mollato un momento durante la gara, mentre tu nuotando cercavi i loro sguardi, ecco finalmente l’abbraccio liberatorio, sincero dei tuoi amici, ti abbracciano, e la tensione che avevi, oramai si è dissolta, con l’abbraccio dei tuoi compagni, ora tocca al prossimo.
Tutta l’adrenalina, l’affanno, la tensione nervosa, lo stomaco sottosopra, la paura.di sbagliare, la paura di scivolare dal blocco di partenza, la paura di essere squalificata la paura della gara a Nizza, tutto è stato triplicato, quintuplicato, elevato alla massima potenza, perché i campionati europei di nuoto non sono delle semplici gare di trofeo, ma sono quelle gare che si fanno una volta nella vita; sono emozioni forti che nessuno può capire, che possono essere capite solo da chi le ha provate, da chi si trova nella tua stessa situazione, su quel blocco sei tu contro te stessa, contro tutti, contro il tempo, Tu contro il mondo intero.
di Enrico Duratorre
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