Rif. Comunista Formia: Gli interessi economici sulla zona portuale “Molo Vespucci” ci spingono a delle riflessioni

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Nel porto di Formia fervono le attività. Sulla carta. Da ultimo i lavori di adeguamento e messa in sicurezza delle strutture portuali per l’attracco delle navi da crociera nella zona portuale denominata “Molo Vespucci”. Una partita che vale 2milioni350mila euro, di cui recentemente è stato autorizzato un pagamento di circa circa 153mila all’ATI Impresa Di Cesare Gino/So.Ge.Mar. Costruzioni Srl (vedi determina n.67/2014).

Le navi da crociera sono l’ultimo intervento di altri già previsti. Infatti, sempre nel “Molo Vespucci” dovrebbe realizzarsi la “sistemazione banchina del porto ed interventi di adeguamento e messa in sicurezza della zona portuale, anche con la creazione di un punto di pronto soccorso”. Lavoro da circa 100mila euro appaltato nel marzo 2013 dalla ICEM srl di Minturno, poi incappata in una interdittiva antimafia che probabilmente le impedirà di eseguire i lavori. Ne avremmo voluto sapere di più, ma alla nostra richiesta di chiarimenti il comune di Formia ha risposto con un assordante silenzio.
Ancora, sullo stesso “Molo Vespucci” incombe il porto ed il centro commerciale di “Marina di Castellone”, altra partita dal valore di circa 75milioni di euro, di cui per il momento, nonostante le rassicurazioni del duo Sandro Bartolomeo-Michele Forte, non se ne vede l’ombra. Qui le grane sembrano altre, infatti due dei tre soci della società “MARINA DI CICERONE S.P.A.” hanno qualche guaio con la giustizia, essendo coinvolti in indagini della magistratura per i lavori del MOSE di Venezia (tangenti è l’accusa per il presidente del Cda della Fincosit spa – Grandi Lavori) e per il porto di Civitavecchia (impiego di materiale scadenti per il consorzio di cui è parte l’Impresa Pietro Cidonio spa). Infine, sempre nello stesso molo è finita la stazione delle autolinee COTRAL, arrivato dopo i lavori nel piazzale della stazione ferroviaria, che va ad aggiungersi al comando della capitaneria di porto, alla base navale della guardia di finanza ed al parcheggio gratuito.
Una selva di destinazioni d’uso diverse, tutte insieme appassionatamente, senza che alcuno, figuriamoci poi “pisolo” Purini, abbia dato uno straccio d’indicazione su come tutte queste attività debbano essere coordinate, quando, si spera, un giorno, queste entrino in esercizio, senza tra l’altro dimenticare che il “Golfo di Gaeta” è stata riconosciuta «area sensibile».
Le carte sono grandi assenti in tutti questi balletti, perché è impossibile accedere ai disegni dei diversi progetti delle opere che s’intende realizzare nei prossimi anni. Probabilmente anche i consiglieri comunali sono allo scuro di quanto debba accadere, visto che ci si riduce a fare accessi agli atti come comuni cittadini. Quindi impossibile avere una visione di insieme.
Finita la commedia delle amministrazioni operose che si affaccendano per trovare soldi e lavoro per noi poveri cittadini. Passiamo ai doveri che l’amministrazione ha è quella di Formia disattende: la realizzazione di infrastrutture, più in generale l’avvio di attività economico-produttive potenzialmente inquinanti, oggi non possono prescindere dalla preliminare considerazione dei loro possibili “effetti ambientali”.
La legislazione europea (Direttiva 2001/42/CE), a cui l’Italia s’è dovuta adeguare suo malgrado (D.Lgs 152/2006), impone a piani e programmi urbanistici, quali quelli in corso di realizzazione , la valutazione di impatto ambientale, per aspetti particolari, e la valutazione ambientale strategica, per interventi più ampi, finalizzati a tutelare preventivamente l’ambiente, e tutti i profili ambientali connessi all’intervento.
La VAS impone di valutare in sintesi le pressioni e le risposte ambientali prodotte dagli interventi e di riportarle in un rapporto ambientale che deve essere a disposizione di tutti, quindi oggetto di critica e discussione, a cui gli enti sono obbligati attraverso l’istituto delle consultazioni.
Lo abbiamo detto e lo ribadiamo. Poiché l’ambiente oggetto di valutazione è lo stesso, vogliamo e chiediamo che sia prodotto un unico rapporto ambientale, per monitorare lo stato del nostro territorio. E’ uno strumento che la legge ci dà e che pretendiamo venga utilizzato. Invece le nostre amministrazioni, nonostante i proclami bugiardi su trasparenza e partecipazione, non si sognano di far vedere uno straccio di disegno e classificano queste procedure a burocrazia da superare perché scontata. Mentre, probabilmente, se queste avessero quell’evidenza pubblica prevista dalla legge e nascosta dalle giunte, il processo di cementificazione della costa ed espulsione degli abitanti dal mare, forse, avrebbe un freno.
Oggi, invece l’unico freno è costituito dall’incapacità di condurre a termine le numerose opere pubbliche sparse sul nostro territorio, che restano incompiute ad indicare lo sperpero di denaro pubblico sottratto alla collettività per il capriccio dell’assessore intenzionato unicamente ad attribuirsi il merito di quello che sarà: il niente.
Non c’è nulla di cui rallegrarsi nel fermento che si vede nel porto, nemmeno l’idea che forse un giorno la nostra infrastruttura possa dare lavoro ai nostri concittadini, visto che questo argomento non è stato mai affrontato seriamente da alcun sindaco se non per “indorare” la pillola con cui ci voleva togliere un altro pezzo di demanio.
Sappiamo solo che se questi amministratori distratti non vogliono dirci quale sarà il destino dell’ambiente sotto la furia dell’attività turistica che verrà.
Temiamo che dovranno essere i cittadini a caricarsi sulle spalle il proprio destino e quello del proprio territorio per sottrarlo a quanti per logiche di potere, giocano con la nostra terra ed il nostro mare come se fossero figurine.
Possono star certi lor signori, quando sarà il momento noi faremo la nostra parte.


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