I dati che emergono dal nuovo sistema di valutazione della sanità regionale del Lazio e del lavoro dei direttori generali delle Asl ci confortano. Sappiamo infatti che, anche grazie a questo primo anno di lavoro in Regione, gli ospedali del Lazio curano meglio e con maggiore tempestività. Grazie a questo lavoro possiamo prepararci ai prossimi importanti passi ancora da realizzare.
In primo luogo, la pubblicazione massiva dei dati (spese Asl, liste di attesa, esiti) a partire dal 1° gennaio 2015 sul Portale sugli Open Data della Regione Lazio permetterà ai cittadini di diventare sempre più protagonisti. Potranno infatti verificare direttamente la qualità delle strutture sanitarie e ospedaliere e selezionarle sulla base dei servizi resi. A questo scopo, ovviamente, sarà molto importante offrire dati comprensibili dalla generalità degli interessati. Insomma, stiamo preparando un tempo in cui il giudizio finale sulla struttura sarà espresso direttamente dai pazienti.
In secondo luogo, questi dati potranno suggerire informazioni ulteriori. Non soltanto, insomma, quelle relative alle capacità organizzative delle Asl e al rendimento dei direttori delle Asl che sono valutati sulla base di quegli indicatori. In futuro, dovremo diventare bravi a valutare il funzionamento delle singole unità operative e, di conseguenza, l’operato dei singoli primari. A fronte di un miglioramento generale dell’offerta di qualità in ambito sanitario – quale emerge dai dati odierni – dobbiamo poi verificare se l’uso, l’accesso e la qualità dei reparti siano eguali per tutti i cittadini. Non possiamo più tollerare l’estrema variabilità delle prestazioni che esiste oggi tra reparto e reparto e la conseguente differenza di trattamento tra i pazienti a seconda della struttura che li tratta.
Infine, dobbiamo avere con il tempo la consapevolezza che al di sotto di certi parametri quantitativi non c’è più qualità. In medicina la quantità fa la qualità: non va bene la dispersione delle prestazioni tra piccoli ospedali né la frammentazione in piccoli reparti di grandi ospedali. Questo significa che, con il tempo, bisognerà chiudere strutture o reparti inutili, spesso tenuti in vita solo per garantire primari e lavoratori, ma del tutto inadeguati a offrire le cure appropriate per i pazienti.
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