“L’intervento del presidente della Regione Lazio nel corso del consiglio monotematico sui rifiuti ci è sembrato un tentativo di giocare di retroguardia. Una difesa d’ufficio dell’operato della Regione che nulla toglie o aggiunge all’attuale stato di emergenza acuito dalle note vicende giudiziarie.
Emergenza che non può essere arginata né tanto meno fermata facendo leva solo sull’implementazione della raccolta differenziata. Una situazione di emergenza come quella in cui il Lazio versa da lungo tempo deve essere affrontata con misure rapide, efficaci, definitive che siano in grado di portare alla chiusura delle discariche, alla eliminazione di quelle lobby che hanno visto crescere l’interesse di uno a discapito dei nostri concittadini e dell’ambiente. Non sono un giustizialista, non lo sarò mai. Non mi interessa discutere di questioni che saranno approfondite dalla magistratura. Ma ho a cuore il futuro della nostra Regione e dei territori che rappresentiamo. Questo significa scegliere e rivoluzionare quel sistema culturale che è stato sinora alla base della programmazione, tra l’altro lacunosa, in materia di gestione dei rifiuti. Per questo accolgo con favore l’apertura effettuata dal presidente Zingaretti che in un passaggio del suo intervento ha parlato della necessità di creare una nuova filiera industriale legata al trattamento e alla sostenibilità dei rifiuti trasformandoli in una risorsa. Mi auguro che Zingaretti sia consequenziale con quanto sostenuto oggi in aula e sia capace di spezzare quell’atteggiamento, chiuso e bieco, che ha segnato le passate legislature che si sono dimostrate sorde alle proposte avanzate da quei territori che, come la provincia di Latina, volevano, senza oneri per le casse pubbliche, dotarsi degli strumenti necessari alla chiusura del ciclo integrato dei rifiuti sul territorio di produzione e all’archiviazione del monopolio delle discariche. Spero che la discussione sul piano rifiuti non si chiuda ancora una volta sul caso Malagrotta ma esca dai confini di Roma, entri nelle maglie dei territori, e risolva quei nodi che sinora sono stati tutelati per mancanza di coraggio e di scelte. Vogliamo differenziare? Differenziamoci prima di tutto nel modo di fare politica”.
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