SIMEONE (Forza Italia): “L’INUTILE BILANCIO DI ZINGARETTI”

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Il presidente Zingaretti fa vanto di aver predisposto un documento di economia e finanza, a fronte dell’ultimo atto di programmazione definito nel 2008, peccato che questa scelta non sia accompagnata da un documento capace di dire qualche cosa.

Tutto questo gioco retorico sarebbe anche utile ad una opposizione altrettanto demagogica ma dietro c’è il dramma di un sistema Lazio che vede contrarsi i consumi, impoverire le famiglie, crescere la disoccupazione che è arrivata al 40% tra i giovani. Non ci stiamo alla propaganda, serve la capacità di invertire la tendenza, di riattivare il sistema produttivo, serve creare lavoro. Su questi punti, su tutti, la proposta di documento economico finanziario non dice nulla, ed è per questo una scelta colpevole, irresponsabile e gravissima. Per i cittadini del Lazio aumenteranno le tasse, questa è l’unica certezza del bilancio di Zingaretti che arriva in Consiglio.
Nel 2014 le aliquote Irpef saliranno dello 0.6% (un terzo in più rispetto al 2013) e all’’1% (in due anni si raddoppia) nel 2015. Questo significa, come previsto dal federalismo fiscale, che portando l’aliquota regionale Irpef oltre la soglia dello 0.5% non si potrà ridurre l’Irap. In soldoni sarà impossibile dare seguito all’idea tanto sbandierata di un reale sostegno alle imprese. Le aziende del Lazio in questo modo resteranno sotto “la pressa” fiscale. Il Lazio nel 2013 ha avuto l’ammontare di gettito Irpef per abitanti più alto d’Italia, un primato che Zingaretti confermerà, anziché arginare, nei prossimi due anni.
Come se non bastasse, la Regione Lazio per far fronte ai debiti ha scelto di ricorrere al mercato finanziario, cioè di spostare solo il debito che resta per questa quota tal quale assoggettandosi, per di più, all’instabilità e alle numerose incognite dei mercati.
Le promesse e i giri di walzer del presidente Zingaretti in questi mesi stanno mostrando, quindi, una strategia inconsistente proprio sui numeri e in un documento economico lacunoso.
Le cifre del documento economico e finanziario dovevano dare ossigeno alle imprese, ai cittadini, all’economia nei fatti contengono solo nuovi costi.
Bisogna invertire la rotta: la tassazione non può essere l’unico strumento per ripianare i debiti.
Spostare risorse da un capitolo all’altro (come accaduto per i fondi derivanti dall’extra gettito di Irap e Irpef,  stornati dalla sanità ad altro) non può essere il metodo.
Per finire le anticipazioni continue di cassa non sono la soluzione per pagare oltre 11 miliardi di euro debiti, tra mutui (80%) titoli obbligazionari (bond 11%) e canoni di leasing (9%), della Regione Lazio.
A dimostrazione della veridicità di quanto abbiamo evidenziato c’è  la conferma dell’agenzia Standard & Poor’s del rating BBB sul debito a lungo termine per la Regione Lazio.
Se a fronte di fare l’atto resta tutta l’incertezza del quadro di riferimento il vantarsi è bello quanto inutile, si fa un documento che nella sostanza non riesce a dire nulla, è di carta non di fatto. Non si spezza il filo di non avere una idea di futuro nel Lazio, dal 2008 ad oggi non lo si scriveva, oggi lo si scrive ma si continua a non dire alcunché.
C’è un malato che rischia la vita e noi proponiamo cure palliative, curiamo con l’acqua una infezione, così uccidete il Lazio non lo salverete”.


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