SIMEONE: «PORTO DI GAETA, DALL’ENI CI ASPETTIAMO UN PROGETTO RESPONSABILE»

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Intervento del consigliere regionale di Forza Italia, Giuseppe Simeone, sulla situazione del porto di Gaeta e sulla necessità di una intesa tra tutte le città del Golfo per ottenere uno sviluppo condiviso e complementare

«Porto di Gaeta sì, porto di Gaeta no? L’unica risposta possibile è la condivisione dei programmi. Abbiamo il diritto di pretendere, visto che questo comprensorio paga grandi tributi all’Eni dagli anni ’60, prima con la raffineria e poi con i depositi strategici, che venga messo in campo un progetto che garantisca la massima sicurezza per i cittadini e l’applicazione delle migliori tecnologie a disposizione per non creare disagi né a Gaeta né tanto meno a Formia. Ci aspettiamo dall’Eni un progetto che rispetti il turismo, lo sviluppo, l’ambiente del territorio su cui dovrà attuarsi. Un piano che compensi la servitù cui i nostri cittadini sono soggetti da decenni, con vantaggi tangibili e concreti.  Quanto sta accadendo, la discussione in atto, il botta e risposta tra il sindaco di Formia e quello di Gaeta non poteva lasciarmi indifferente. La situazione del porto di Gaeta, e lo spostamento del pontile a cui attraccano le navi cariche di petrolio, credo debba invitare tutti ad una seria riflessione. Una riflessione che ho condiviso in una lettera inviata a tutti i sindaci delle città del Golfo e che deve partire da uno stato di fatto: il Golfo di Gaeta rappresenta il futuro, l’interesse, la vita stessa di una comunità di oltre centomila abitanti dislocati tra le città di Gaeta, Formia, Itri, Castelforte, Spigno Saturnia e Minturno. Tutte realtà che devono crescere in sintonia, nessuna a danno dell’altro. Per questo ho proposto l’istituzione di un tavolo di confronto tra tutti i sindaci delle città del Golfo per redigere un nuovo documento di programmazione e di sviluppo e per decidere insieme la strategia da attuare e soprattutto quali interventi possano andare a vantaggio di tutto il comprensorio. Il molo che si trova al centro della città di Gaeta deve trovare una nuova collocazione, su questo non c’è alcun dubbio. Ma questo passaggio deve avvenire senza creare danni a Formia né tanto meno alle altre città. La logica che traspare, ad oggi, vede uno spostamento del problema e non la sua soluzione. L’unico strumento per uscire da questa situazione è una politica condivisa, che esuli dalle distinzioni di parte e di bandiera, che guardi non all’interesse di questa o quella città ma a quello di tutte le comunità e i territori che fanno parte del Golfo di Gaeta, dall’entroterra al litorale. Abbiamo già sperimentato i risultati che un processo unitario può mettere in atto, lo abbiamo fatto nel 1996 con il Patto territoriale dell’area Sud, nel 2001 con il Documento unico di programmazione Golfo di Gaeta e isole pontine e, più recentemente, con il Protocollo delle città del Golfo. Tutti atti di programmazione che, uniti alla Cabina di regia sull’economia del mare messa in campo dalla Regione Lazio, hanno visto il contributo, la condivisione e ricadute in termini di indotto per tutti i protagonisti che vi hanno preso parte. Noi vogliamo favorire le imprese e i loro investimenti nel nostro territorio. Non ci sottraiamo a questo ma nel contempo vogliamo che le imprese rispettino le comunità in cui operano riprendendo quello spirito per cui la stessa Eni di Mattei è nata. Lo ricordo a me stesso e a tutti,  l’Eni è nata con l’idea di Mattei di essere opportunità di crescita dei territori in cui opera, contro una idea predatoria di fare impresa che prima di questa originalissima esperienza sembrava fosse l’unico modo di trarre profitto nel fare economia. Noi italiani abbiamo trovato in Olivetti e in Mattei due campioni di quel modo di lavorare nel rispetto delle persone. Questa tradizione vogliamo esaltare e richiamare anche nella vicenda del porto di Gaeta».


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