Spigno Saturnia: 10 febbraio. Giorno del ricordo. “Un filo d’acciaio taglia l’anima che grida pietà, sul ciglio della morte” (Marco Martinolli)

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“Un filo d’acciaio taglia l’anima che grida pietà, sul ciglio della morte” (Marco Martinolli)

L’Amministrazione Comunale di Spigno Saturnia espone le bandiere a mezz’asta nel ricordo dei massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata.

Nel Giorno del Ricordo, invitiamo tutta la cittadinanza ad un momento di riflessione nel solco di una intensa frase del Presidente Sergio Mattarella: “Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia”.

Le vittime italiane delle foibe secondo alcuni storici sono comprese tra le 3000 e le 5000, secondo altre fonti 11000, quando l’Istria e la Dalmazia durante e subito dopo la seconda guerra mondiale (tra il 1943 e il 1947) divennero teatro di stragi. Ad essere uccisi non furono solo fascisti e avversari politici, ma anche e soprattutto civili, donne, bambini, persone anziane e tutti coloro che decisero di opporsi alla violenza delle milizie titine.

La giornata è stata istituita nel 2004 con lo scopo di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Agli eccidi seguì l’esodo giuliano dalmata, l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana in Istria e nel Quarnaro, esodo che si concluse solo nel 1960: secondo le stime, sarebbero tra i 250mila e i 350mila gli italiani costretti a lasciare le loro case.

Sulla vicenda per decenni è perdurato il silenzio, da una parte per lo scarso interesse della storiografia e dall’altra per motivi diplomatici e geopolitici tra gli stati confinanti. Oggi però la ricerca storica è arrivata a chiarire gli avvenimenti che si susseguirono in Venezia Giulia e Dalmazia negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale, e nonostante le inutili polemiche politiche, le violenze vanno sempre condannate, e l’esercizio quotidiano non deve fermarsi alla riflessione e al ricordo, ma deve agire affinchè tragedie del genere non si ripetano più, perchè ancora oggi, in varie parti del mondo purtroppo, la violenza si sostituisce alla diplomazia, e a pagarne le sofferenze sono sempre i popoli vittima dell’aberrazione politica.


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