Dopo le acrobazie e i contorsionismi del Fekat Circus etiope, domenica 11 agosto alle 21 presso la corte comunale di Formia il secondo appuntamento con il Festival “Tra Oriente e Occidente” organizzato e promosso da Finisterre con il patrocinio dell’amministrazione comunale.
Protagonista la spettacolare fanfara che ha saputo tradurre in uno spettacolo pirotecnico le melodie tradizionali dei Balcani. Il sound è quello tipico, portato al successo da Goran Bregovic, con un pizzico d’istrionismo in più e contaminazioni varie. E’ la versione originale della “Kocani Orkestar”, che ha nel trombettista Naat Veliov un vero grande leader. In Italia vanta collaborazioni prestigiose con Vinicio Capossela e Paolo Rossi mentre il musicista nel 2007 è stato insignito dal Governo macedone del titolo di “rappresentante della cultura macedone nel mondo”.
Si parla spesso dei musicisti gitani come dei semplici virtuosi dell’imitazione: grande orecchio, grande tecnica, stop. In realtà nell’irrequieta cultura musicale tzigana, alla fase dell’assorbimento di una cultura “ospite” segue sempre un momento di pura, vertiginosa creazione. Per questo motivo la scia di ottoni, sassofoni e clarini lasciata nell’attuale Macedonia dalle bande dell’esercito ottomano, sostituendo già nel secolo scorso i tradizionali oboi, nelle mani dei Rom ha generato una specialità tutta tzigana: la brass band balcanica.
La Kocani propone un’interpretazione originale dei brani tradizionali, ma, grazie agli arrangiamenti del suo capo orchestra Naat Veliov, introduce anche degli elementi di modernità, fino ad eseguire nei suoi concerti delle cover “tzigane” di brani di Bob Dylan e Cheb Khaled.
Una girandola di timbri, accenti, colori, che esalta il ricco mosaico di ritmi e melodie meticce nate da queste parti dalla combinazione di Oriente ed Occidente. Musica sincera, sempre un po’ alticcia, struggente e travolgente a seconda delle occasioni, ricca di ritmi pirotecnici, carica di colori e di forti contrasti, e suonata con l’intensità (con creatività esecutiva, per uno spartito in continua trasformazione, come è tipico della cultura musicale piu’ “orale” che “scritta”) propria di qualunque esperienza gitana.
Una serata travolgente e di grande qualità per viaggiare tra le musiche e le culture “tra Occidente ed Oriente”.
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