Abbiamo sempre chiesto valutazioni su dati certi, quei dati relativi al contagio nelle scuole e agli effetti della pandemia, che da due anni ancora non si conoscono.
Sappiamo solo da ciò che arriva dalle scuole, dalle situazioni reali- un vero e proprio grido di dolore – commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi- in merito alle misure varate dal Governo per il rientro in classe.
Siamo in una situazione di grande difficoltà ed incertezza – osserva Turi – e queste nuove norme non aiutano certo a programmare e organizzare il lavoro e dare certezze a famiglie e studenti.
Restano irrisolti i nodi di fondo che andavano affrontati già da tempo, ma evidentemente a maggioranza di larghe intese, con una maggioranza vasta e con fare decisionista, non è bastato il tempo di una partita per segnare solo all’ultimo minuto.
Le misure prese sono state il risultato di mediazioni – pur in un voto all’unanimità – di pressioni di interessi diversi che non si piegano neanche alla realtà, non solo quella che rappresentiamo noi sindacati, ma anche quella di virologi e epidemiologhi, ignorati, come, in questa occasione il CTS stesso.
Il picco si presenterà tra due settimane e il Consiglio dei ministri vara le nuove azioni di contrasto, rinviando (come per la vaccinazione degli over 50 al 10 febbraio) o mediando, lasciando all’auto sorveglianza e al fai da te.
Tuttavia, ciò che non riusciamo proprio a capire è perché si è voluto discriminare, nella popolazione studentesca, tra vaccinati e non, dividendo e non unendo la comunità scolastica, ben sapendo che sarà difficile se non impossibile con azioni legittime e trasparenti, sapere lo stato di vaccinazione dei ragazzi.
Le scuole saranno costrette ad arrangiarsi, come sempre in questa pandemia.
Si chiede ancora responsabilità al limite del miracolo, con poche risorse disponibili e norme farraginose di difficile applicazione di dubbia efficacia.
Pensiamo al tiro alla fune che c’è stato in queste settimane, tra sindacati, governo e forze politiche sulla proroga dell’organico Covid. E ora mentre nella sanità il personale è ai minimi, nella scuola si fa il conto con il personale chiamato per far fronte all’emergenza, proprio con quell’organico, peraltro di precari saltuari, che si voleva negare. Una chiara mancanza di visione dell’emergenza.
Persone e lavoratori sempre marginalizzati a cui la UIL e la UIL Scuola hanno indirizzato le ragioni di uno sciopero che sempre più mostra la fondatezza delle proprie ragioni.
Ci chiediamo dove sia finito l’esercito, che doveva essere chiamato per lo screening nelle scuole.
La macchina organizzativa servirà solo per ordinare mascherine FFP2? In che modo si darà seguito al tracciamento, alla ventilazione regolata delle aule scolastiche che stiamo rivendicando da tempo, proprio come i tamponi gratuiti che solo ora sono stati annunciati.
Il voto all’unanimità del Consiglio dei ministri – conclude Turi – non assottiglia il peso delle valutazioni di merito che per la scuola restano sempre diverse: da quelle annunciate a quelle messe in pratica, alla realtà. Il sospiro di sollievo vale certo per la stabilità del governo, ma non certo per quello del sistema scolastico.
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